giovedì 30 dicembre 2010

364 giorni dopo

Ultime battute, ultimi 'ciao, buon anno', ultime valutazioni che lasciano il tempo che trovano: poco.
Tempo di pensare,
di rivedere,
di spolverare,
di mettersi la crema sui gomiti,
di riavvolgere,
di portare le scatole nell'armadio in soffita,
di negare,
di stringere,
di ricordare senza nodi nei fazzoletti,
di assaggiare,
di decidere che è un gusto che non piace,
di leccarsi l'indice e passare alla pagina successiva,
di togliersi le scarpe ancora allacciate,
di schiarirsi la voce,
di cercare nello specchio,
di sentire il pulsare del tempo che da tempo aspetta.

lunedì 27 dicembre 2010

In a blink of an eye

Il teletrasporto
O la telecinesi
(quest'ultima, per il principio del Maometto, che anche se
gli tira il culo andare alla montagna, no problem!
sarà questa ad andare da lui).

Solo, Lì.



Pensieri in plexiglas

Caos e 
colori e
lana e 
bagnoschiuma e
polvere e
cucchiaini.
Giorni un pò così, pieni di momenti di vuoto e riempiti di piaceri più o meno piacevoli. 
Come sarebbe comodo dislocare in una sede esterna le sinapsi difettose. 
Un altro buco nella cintura quando stringono e un bottone slacciato quando non si allacciano. 
Per la pancia, comodi adattamenti.
Il resto?


Pillola azzurra, fine della storia. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio.



giovedì 23 dicembre 2010

wanderin around

Ridere e sorridere e ridere, sì.
Sensazione calda e avvolgente e morbida, maglione con punto doppio in lana rosso scarlatto.
Maniche lunghe abbastanza
per tirarle sulla punta delle dita e
morderne i bordi.
Fili tirati, nascosti.
Bollicine, con tutte quelle tutte quelle...
Cheers ladies & gentlemen!

mercoledì 22 dicembre 2010

Cortocircuito


Incrocio, scavalco, mi giro e rigiro, mi piego e chiudo gli occhi.
Matrioska da riempire,
e i pezzi che
mancano?
Mi riscopro poi
mi perdo guardandomi
allo specchio, che il riflesso si sa è un rinvio.
E allora si ritorna
a disegnare con le penne cancellabili,
con quell’inchiostro
così pigramente blu
così stancamente nero
così pallidamente rosso.
Colori che si mescolano e
cercano.
Una tela.
E io non sono portata al disegno.

lunedì 20 dicembre 2010

Meet you on the other side.

Una settimana.

Relatività. Una settimana e una vita.
Dove
sei
andata
?
Avrei voluto essere b.button,
con te.
Solo una volta,
una volta soltanto
e poi
.
E poi.
Detestata inconsapevolezza.

venerdì 17 dicembre 2010

13 dicembre 2010.


Cerco vocali e consonanti e virgole e congiunzioni e .
E mi scopro afona
E ho freddo
E mi manchi già come se fosse da sempre
.
Necessità viscerale di convincermi che sei
ancora tu
che ancora senti
leggi
e fai le parole crociate della Settimana.
Mezza scatoletta tra mattina e sera?
Zucchero a velo o grezzo?
Ti porto a Sassuolo?
Sei stata dalla parrucchiera?
Facciamo il tiramisù?
Hai un sottovaso?
Ma come li fai i tortelloni di zucca?
Avevo ancora bisogno di te.

domenica 12 dicembre 2010

Microchip saltato

Avrei voluto avrei potuto avrei dovuto. Avrei avrei avrei avrei avrei avrei
Mettevo l'orologio al polso destro.
Sottosopra,ora.
Pigmeiche distrazioni sanno di vernice umida e ferro e nastro adesivo e cellophane ingiallito e vetro opaco e neon spenti. Scatole vuote.
Ma
ma
ma
.
È tardi ormai. E l'oblio è in ritardo
S-ala d'attesa vuota, aspettare.
Scambio ossigeno anidride in una cannuccia.

venerdì 10 dicembre 2010

As-senza

Mancanza di ossigeno, eccesso di anidride.
Disfunzioni.
Manca
mancano
manchi.
Parlare come i bimbi. La milla coi potti. Lo Stbks che mi brucia il labbro e la lingua. Il panno, col buco. I dvd guardati per un terzo. Arrivare tardi per il primo treno e aspettare quello dopo. Il tling dalla mela che aspettavi. Soffiare nel naso. Nella tube, con l’iPod nelle orecchie. La pizza mangiata nel cartone, che ha quel gusto in più. Preparare il pranzo o la cena e vedere i piatti completamente svuotati. Guidare la macchina non mia. Il campanello che suona e tu apri senza guardare chi è, già sai. Preparare le torte o i potti. Inizia a piovere e sono senza ombrello. Sentirmi stringere nel palmo della mano il mio tallone. I chocolate chip cookies di M&S. I soffitti spioventi. La parete azzurrina coi suoi disegni marroni. L’odore di quell’ammorbidente. La casetta di legno bianca e azzurra. Comprare qualcosa non per me. Sentirmi a casa anche quando non c’è un tetto sopra o delle pareti attorno. Lo specchio che non pulisco mai. Il beauty più grosso del mio. Guardare e non esser guardata. Fare i codini. L’orgia di odori che si consuma tra narici e cervello. La cuffia da ranocchio. Quel divano, così scomodo. Gli occhialini, sempre da accorciare. Battere i denti aspettando che la macchina si scaldi. La district e la circle nel weekend. Tenere il muso, causa ritardo, per due minuti. La capanna di cuscini. Explo. Mettere il burrocacao. Infilare i fazzoletti sporchi nella tasca laterale. Le conversazioni con uno sconosciuto che ti fanno sentire i piedi più leggeri. Addormentarmi in macchina. Quando lavare i piatti è lavare una coppia di stoviglie e posate. Stare a cucchiaio. Dormire tutta la notte, senza svegliarmi.
Mancanza di ossigeno, eccesso di anidride.
Disfunzioni.
Manca 
mancano
manchi.

mercoledì 8 dicembre 2010

L.

Se lo scrivessi trenta volte sulla lavagna nera, opaca e livida da tutte le cancellature e il tempo e gli errori e i disegni per riempire gli spazi vuoti, se lo scrivessi su questa lavagna che sa di polvere colorata di bianco e giallo spento, che non è mai grande abbastanza quando sai le risposte ed è sempre così infinita quando le equazioni ti fissano, irrisolte.
Se lo scrivessi trenta volte sulla lavagna nera?
non è punizione non è educazione non è.
E' aprire la scatola di latta, fredda e con la chiusura storta, così sufficientemente piccola per tutto quello che dentro è compresso. Più o meno,
aggrovigliato.
Se lo scrivessi trenta volte sulla lavagna nera? 
Si scrive per non perdere, si parla per non sentirsi soli, si guarda per non doversi ricredere. 
Plin plin plin, pioggia contro il vetro, la sento ora e il materasso duro mi sta facendo venire il sedere piatto e le briciole sul lenzuolo e la tazza che lascia il segno sul comodino di legno che non ho spolverato, e. 
E.
Non sono lì.
Se lo scrivessi trenta volte sulla lavagna nera? I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you.

martedì 7 dicembre 2010

Dis-ormonica

'Non mi fido di una cosa che sanguina 5 giorni e non muore'. Mr Garrison, ti dico io di cosa non devi fidarti. 
Degli specchietti retrovisori della tua auto, perché stai sicuro che se mi capiti davanti non vedrai comunque il muso del mio Puffo che ti tampona; della capacità semirotante del tuo occipite, perché il mio ceffone sarà più rapido e snodato.  
Donna flussata che cammina, fate largo.

venerdì 3 dicembre 2010

Da qualche parte lì in mezzo

Ai diari segreti con il lucchetto (a forma di cuore, of course), scritti con la seilamiamiglioreamicapersemprenontidimenticheròmai.
E ora non sai nemmeno più dove abita, o se ha un figlio, o se lavora in una jeanseria o alla consulenza microsoft, o se.
Se.
Ai pigri pomeriggi passati pigiando ogni tasto del telecomando, con la speranza che comparissero altri canali oltre ai 6 che l'antenna manomessa consentiva.
A te e me, che era così semplicemente noi. Senza proiezioni, senza ossessioni, così, solo noi.
Ai rigoli interi, che le briciole erano per il fondo pacchetto, alla loro rapida e intensa incursione nella tazza di tè, arancione arrossito, all'aroma di cannella e natale, anche il 25 di luglio.
Ai libri. Quelli che ti portavi in bagno occupandolo per mezz'ore intere, quelli che leggevi sotto il lenzuolo con una torcia attaccata alla guancia, che erano le undici di sera e bisognava dormire, quelli che dimenticavi sul comodino quando era ora di partire per le vacanze e così di corsa, gradini a due a due (e gli ultimi tre in un solo balzo), con il fiatone dopo quattro rampe di scale, andavi a riprendere.
A quando le scelte che racchiudevano ansia e agitazione erano tra chi teneva il tabellone rosso e chi lo teneva blu a 'Indovina Chi?', tra il mettere la canottiera, come la mamma ti aveva imposto, o barare tirandosi giù sopra i pantaloni  la maglietta, spacciandola per quella che vedevi come 'dai, è da vecchi'.
A quando ancora i ricordi erano due scatole da scarpe nike piene delle foto del campeggio estivo, degli elastici attaccati al tuo fazzolettone, delle lettere su fogli a quadretti scritte dalle amiche del cuore, di fianco alla firma, sempre, una serie di "tttttt" tra la "tv" e la "b".
ah, l'odore del vintage. un pò arachidi caramellate, un pò bottiglie di birra vuote.
Omeostasi da mantenere.
Non so fare il nodo alla cravatta.

Mezze punte


..Un pò come prima di un saggio, quando seduta a gambe incrociate sul palco in parquet con i segni neri lasciati dalle scarpe di gomma, spostavo con fare circospetto ed emozionato le pesanti tende di velluto bordeaux, cercando in platea la faccia di mom&dad. Che bello era vederli lì, seduti, in attesa.
Nastri rossi fari puntati reflex. On.
Calze velate che tiravano al cavallo, tutù che stringeva il mio salvagente epidermico, body di raso rosa che mi inguainava perfettamente.
In precario equilibrio, così dolce nella mia insicurezza di botolo zompettante.
Non ballo più. 
Ma continuo a sbirciare dietro la tenda cercando conferme.
Niente più arabesque e gran pliè però. Niente più schemi.
Che tanto, non sono mai stata in grado.

martedì 30 novembre 2010

Sì, necessità

Ho bisogno di perdermi. Di sapermi orientare solo tra occhi e occhi, bocca e bocca, braccia e braccia.
Contatto, con-tatto. 

venerdì 26 novembre 2010

A-simmetrie emozionali

Dietro la porta. Dentro, vene, che dentro non è mai abbastanza. E invece, la signora  Asimmetria.
Cerchi lo yogurt alla fragola, è rimasto solamente quello pesca-banana.
Pensavi fosse una buona idea calmare i maremoti sul tuo cuoio capelluto, e fuori inizia a piovere.
Senti un odore, che ti si era infilato dentro ere geologiche fa, che credevi fosse scivolato nel cassetto degli archiviati-dimenticati-ingialliti da polvere e umido, e che invece ti graffia dentro, così. Vertigine.
Autoconservazione, la inizi a percepire e cercare.
E .
E poi lì, sempre lì, lo scontrino. E paghi tu

giovedì 25 novembre 2010

O2 CO2. molecole disperse.

Le branchie. Perchè ne siamo sprovvisti? Penso che rimedierò aprendomi due squarci dietro le orecchie, sul collo. A vedere se lo scambio aria ossigenata- anidride carbonica diventa più similare a un'idea di respirazione che a quella di aiuto-sto-boccheggiando-sono-una-sogliola-arenata. 


martedì 23 novembre 2010

Il pendolo, che dondolo

Tutto è riconducibile a Lui. Siamo governati, inermi e pigre marionette senza fili, da Lui.
Non lui (l minuscolo, differenza sostanziale), il piccolo Puffo Truffo.
Lui (se la merita, Lui, la L imperiosa). Si conduce e riduce tutto a una questione di minuti. Fa.
“Merda! Se avessi spento in tempo il forno,  ora si sarebbe potuta scorgere l’idea di forma primordiale del pollo, invece che sto cinereo ammasso…” (disse la hocompratotuttiilibridellaclerici,vorràpuredirequalcosa?!)
“Se mi fermavo in tempo, ora lei non sarebbe di là a fare il ClearBlue…” (disse il nonhoancoralapatentematifacciofareungirochenonscordi,bambola).
Insomma.  Tirannico Ticchettio Continuo, .
Tempo e se, così spesso nella stessa principale. E nella subordinata, strascica sempre i piedi un rimpianto.
Che amarezza, l’inscindibilità della molecola-momento. Sarebbe (inverosimilmente) bello poterla tagliare in tante fettine, come la crostata di amarene ancora languida e bollente perché appena uscita dai 160° del De Longhi, e mangiarne una per volta, lentamente, sentendo sulla lingua il confondersi di quel solletico agrodolce.
E invece no. Eccolo lì. Tempo che arriva e che va, Tempo che ti lascia così, con lo stomaco ora ancora borbottante, ora talmente colmo da farti sentire (pesantemente) appagato.
Maalox, per pettinarci.
Nella fantasia, orologi? Spenti, per ricordarci di scordarci del Tempo.
Che tanto, è peggio della televendita superoffertaincredibilesoloperoggiaffrettatevi Eminflex: non ha data di scadenza. E quella di inizio, ormai nessuno la ricorda più.

lunedì 22 novembre 2010

Ricordo troppo giovane per Casa memoria

Questa mattina, bloccata nel sordo brusio di scatole di latta a motore, guardavo fuori. 
Finestrini sporchi, più in là di voi. 
Più in là, oltre pneumatici rigati e stanchi, oltre sbadigli annoiati e sterili, oltre il lunedì mattina. 
Più in là. 
E cercavo nel plumbeo risveglio della nebbia modenese un qualcosa a cui appigliarmi. Qualsiasi cosa che mi facesse piegare gli angoli all'insù per il semplice fatto di esserci, di essere lì. 
bbbzzz---zzzzz-----bzzzzz---- . Le connessioni saranno ripristinate al più presto. bbzz---zzzz----- .
E allora ho chiuso gli occhi. Metaforicamente si intenda, che di violare il posteriore di una florida Agila verde ramarro, non me la sentivo. Che poi rischiavo la detenzione per atti osceni in luogo pubblico. 
Occhi chiusi, palpebre spalancate. 
Eccola, eccola lì. La mia dimensione. 
Ti tocco. Ti assaporo tra le labbra, con la dolce consapevolezza che solo l'abitudine di un gusto familiare sa dare. Mi sali nelle narici facendomi pizzicare gli occhi. Tu, mia dimensione. Comoda e calda come quegli abbracci che ti fanno sentire più che avvolto, ti fanno sentire dentro.
Microsfere emozionali.

giovedì 18 novembre 2010

Il groppo. (che non è il maschio della groppa)

Qui. Come fossi nella sala d'attesa della Malagoli, seduta su quelle alte sedie in noce scura, col cuscino blu in tinta con la sfumatura celeste del muro.
Lì che mi guardo intorno, vestita di un pigro sorriso che tenta di innescare quei vacui moti socio-interazionali. Così sterili a volte, così necessari altre.
Mi sento stupidamente osservata, sarà perchè ho i lacci penzoloni e la maglietta stirata di traverso.
O i capelli, ecco, loro proprio loro sì, avrei dovuto raccoglierli, hanno quel plomb cadente tipico del 2°giorno.Occhi a rana.
Insomma, fuori sede. I cordoni, i capelli, gli occhi, moi.
Sensazione claustro che avvolge le 4 pareti, due rosse e due di legno. Tutt'intorno, e l'aria si fa pesante.
E stride la parola con qualsiasi aggettivo. Incolore, inodore, insapore. Il tutto che sa di niente.
E' ora di dormire.

mercoledì 17 novembre 2010

Odi et amo (et so come faccio)

E’ lì. Che mi osserva.
Mi fissa, pretenzioso e spavaldo, col suo aspetto languido e voluttuosamente tentatore.
Una sfida a singolar tenzone.
Un pigmeo morso, orsù, soltanto uno. NO! NO!
Fatal errore!
Vinta, conquistata, soggiogata dall’irresistibile LUI.
Ahimè.
I believe in god in these moments.

martedì 16 novembre 2010

At-tesa

Oggi pomeriggio vertice tra Napolitano e Presidenti di Camera e Senato. 
Nella speranza che si trasformi nella concreta fine dell'esecutivo, teniamo dita, braccia, mani, capelli, lingue, peli, gambe incrociati. Queste ultime io, di sicuro. Impellente bisogno di urinare. Tzè, altro che Rocchetta, tu sì Silvio che mi stimoli la diuresi. 

lunedì 15 novembre 2010

Denti, creme e chill. Out

Mentre mi perdo in voli pindarici senza giubbotto di salvataggio agganciato alla groppa, provo a fare qualcosa di lontanamente, vagamente, dubbiosamente utile.
-cospargermi il muso di creme dai nomi e promesse sfavillanti.
Essendo anni che ne faccio uso, sillogisticamente dovrei essere una gnocca pura-paura. E invece.
-ricoprire le mie estremità inferiori di un quantitativo tale di Kaloderma che 1/10 basterebbe, con l'utopica sensazione di svegliarmi e avere due budini pesco-levigati al posto dei piedi. E invece.
-riportare a breve la ricetta del SEMIFREDDO ALLO YOGURT. Ecco, forse questa una parvenza di utilità la può avere... Se non altro, ho fatto fare esercizio alla famiglia polliceindicemedioanularemignolo.

Gnam gnam, a noi:
-1kg di yogurt bianco naturale
-1/2 L di panna fresca
-5 fogli di colla di pesce (più carinamente nota come "gelatina in fogli")
-2 Hg di zucchero

Far ammollare i fogli di colla di pesce in una tazza riempita d'acqua fredda; nel frattempo, scaldare a fuoco moderato la panna, aggiungere lo zucchero (continuando sempre a mescolare), e spegnere appena prima dell'ebbolizione; aggiungervi i fogli di colla di pesce (ben strizzati dall'acqua), continuando sempre a mescolare; far raffreddare ed aggiungere poi lo yogurt, mescolando bene; porre in frigo per 24 h. Servire con (opinabile, un pò come l'intera ricetta però!) frutti di bosco caldi

venerdì 12 novembre 2010

Gr-gr-grattugia

Oh ma che piacere. 
Passare la notte tossendo come un SuperLandini in partenza. 
Far colazione decidendo che il caffellatte nella tazza ci sta un pò stretto e che regalarne una generosa porzione ai pantaloni del tuo pigiama è un'opera caritatis
Scoprire che il fondotinta è agli sgoccioli e che il tempo per andare a comprarne uno nuovo si può trovare solo aprendo una passaggio spazio-temporale nella galassia XH!g@. 
Un tappo di Benylin, e via che si va. 
Cough cough cough, onomatopea così Pippica*.


*Da Pippo, noto amico macrobiologicamente misterioso, del più palese Topolino. 

giovedì 11 novembre 2010

All'accoppiamento. Posteriore

Dunque. E' mattina. Pigramente soleggiata, tra l'altro.
A movie script ending tenta speranzoso di impennare la colonnina del positimetro, una mosca rompipalle molesta la visuale ancora impastata, si procede sulla tangenziale al ritmo di maturazione di un germoglio di tubero. Umore un pò così insomma.
E all'improvviso, zac! Eccola lì! La sfrontata pornografia on the road! Proprio così, in bella vista sul cavalcavia dell'uscita (8?).
No ma dico, siamo matti? Rischio sanzione per atti osceni in luogo pubblico: una sensuale e corvina Audi A3 non ce l'aveva fatta a reprimere l'istinto animale e si era lanciata, con selvaggia concupiscenza, su una giovane, sfuggente, ramata Punto
Erano lì, sul ciglio della strada, dopo il fallimentare tentativo di accoppiamento. 
Alla mercé della voyeristica curiosità dei viaggiatori transitanti. Che suppongo abbiano concordato con me su quanto inaccettabile e demoralizzante fosse la condotta. Dei conducenti, però. 
Sì perché le due amanti sfrontate non erano neppure al 1° (temuto) step del "Slaccia i bottoni cara..": nessun segno, nessuna traccia di animala passione. 
E invece loro, i rispettivi conducenti, erano lì che si agitavano come due anguille rostrate.
E (sempre grazie alla placida andatura a marcia -1), hanno regalato ai motorizzati passanti un civile spettacolo comunicativo: 'na sberla dde qua, un pugno dde là, 'na tirata di capelli e 'na spinta che cce stanno bbene... . 
Così. E si parla delle 8:40 am.
S-vergognati.
 

mercoledì 10 novembre 2010

Questione irrisolta

Irritata. Amareggiata. Aura grigio antracite tutt'intorno insomma. E non mi gusta.
Il fatto è che sono basita,così,dalla gente. Sì proprio la gente,quella che dovrebbe essere il
più grande e gratuito spettacolo del mondo e bla bla. Ma grazie inculo (francesismo),se dovessi versar anche solo un euro,anche solo un uovo di quaglia (ah,bei tempi quelli del baratto),per ritrovarmi poi tra le mani una cornucopia piena dei peggiori ibridi homo-animali,mi incazzerei pure. Camomilla,in infusione.
E mi interrogo,sull'inesplicabile bassezza cerebro-emotiva di replicanti "umani".
Che amarezza gente.
3 cucchiaini di zucchero,che il grigio è così rattico*

* da ratto,sorcio,pantegana. Connotazione negativa,spec.

Cuore d’(i)taglia (xxs)


BOURLESQUEONI. Quanto avrei voluto essere il tratto di china blu (sì, nella mia fantasia si scrive ancora con le gloriose Bic) uscito dalla penna di uno di quegli ignoti che scrivono per quel giornalucolo che è l’ Economist. 
Avrei voluto essere QUEL momento, quel bunga bunga di vocali e consonanti che perfettamente andavano  a vestire il nostro (opinabile. A me nun me piasce esse’e rappresentata dar porco-puffo-piduista) Presidente.
Trasmutazioni genetiche, incomplete in certi casi, impossibili in altri. 
(Botte piccola vino buono? Polly Pocket& Tavernello, in questo caso).
Ma in fondo, a noi ItaGliani ci va bene così.

martedì 9 novembre 2010

Buonanotte, cervello.

Intolleranze o allergie manifeste.
La soluzione è evitare di bere, mangiare, respirare ciò che il nostro organismo non tollera.
E per tutte quelle che il prick non evidenzia?
Ghiaccio del Polo, sabbia del Sahara.
Silenzio. Asetticità. Solitudine.
Ma l'uomo è un animale sociale, le interazioni non possono prescindere dal suo essere, l'autopoiesi pretende quello.
Plauso a un eremita allora.
Forse così geniale, forse così sconsiderato, forse così in pace.
Ha trovato e vive di ciò da cui generalmente si fugge.
Non c'è nemmeno l'eco.
Solo.Eppure così indicibilmente sereno.
The other side?
Caos. Così confortante.
Isolarsi per sentirsi, confondersi per non farlo.
Scelte volontarie, possibilità infinite.
Credo sia questo l'equilibrio. Precario o meno, ma equilibrio.

Elucubrazioni sotto 40watt

Sono solo 5 i sensi, così insegnano a scuola.
E sentire una sensazione è la quintessenza nascosta, oppure è tautologico?
Io sento.
E troppo spesso il mio emisfero cerebrale non controlla ciò che la mia lingua, le mie mani, i miei occhi si lasciano sfuggire.
Tradita da me. E io che mi fidavo.
Sono la stessa persona che chiude gli occhi rifiutandosi di vedere, ma con labbra socchiuse. Perchè la vita passa da lì.
Scelgo di scegliere, scelgo di non sapere più di quanto quei 5 alleati mi trasmettono. Sinapsi. Cortocircuito emozionale.
Nella borsa, sempre una bustina di zucchero e un libro: certe evasioni sono legali.

Un cucchiaino da caffè di me

Cerco di riempire il bicchiere fino all'orlo, è più vicino al mezzo pieno così. Semplicemente amo ridere. Ho smesso di vedere per imparare a guardare, il capitolo "prospettive" è il più articolato, forse.
Vorrei convolare a nozze con la pizza, i tortellini, il cioccolato e una miriade di altri piaceri commestibili che solleticano le mie papille e fanno l'amore (oui) con il mio stomaco. E i miei sensi. Sarebbe proprio una di quelle storie da "..e vissero per sempre felici e contenti". Bè, lo è già in verità.
Le parole, le parole, le parole. Non me ne stanco mai. L'emittente è variabile. La ricevente, interattiva.
Cerco i colori, lo scoppio totale e accecante, ed è il giallo che sorride. Giallo. Brillante eh, non epatitico.
I fotogrammi di una vita da creare, incapace ma volenterosa e appassionata, amante da istruire insomma.
Vivo a vene aperte. Ossigeno, pioggia, sole, aria, risate, tutto dentro. Che peccato solo sopravvivere.