giovedì 30 dicembre 2010

364 giorni dopo

Ultime battute, ultimi 'ciao, buon anno', ultime valutazioni che lasciano il tempo che trovano: poco.
Tempo di pensare,
di rivedere,
di spolverare,
di mettersi la crema sui gomiti,
di riavvolgere,
di portare le scatole nell'armadio in soffita,
di negare,
di stringere,
di ricordare senza nodi nei fazzoletti,
di assaggiare,
di decidere che è un gusto che non piace,
di leccarsi l'indice e passare alla pagina successiva,
di togliersi le scarpe ancora allacciate,
di schiarirsi la voce,
di cercare nello specchio,
di sentire il pulsare del tempo che da tempo aspetta.

lunedì 27 dicembre 2010

In a blink of an eye

Il teletrasporto
O la telecinesi
(quest'ultima, per il principio del Maometto, che anche se
gli tira il culo andare alla montagna, no problem!
sarà questa ad andare da lui).

Solo, Lì.



Pensieri in plexiglas

Caos e 
colori e
lana e 
bagnoschiuma e
polvere e
cucchiaini.
Giorni un pò così, pieni di momenti di vuoto e riempiti di piaceri più o meno piacevoli. 
Come sarebbe comodo dislocare in una sede esterna le sinapsi difettose. 
Un altro buco nella cintura quando stringono e un bottone slacciato quando non si allacciano. 
Per la pancia, comodi adattamenti.
Il resto?


Pillola azzurra, fine della storia. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio.



giovedì 23 dicembre 2010

wanderin around

Ridere e sorridere e ridere, sì.
Sensazione calda e avvolgente e morbida, maglione con punto doppio in lana rosso scarlatto.
Maniche lunghe abbastanza
per tirarle sulla punta delle dita e
morderne i bordi.
Fili tirati, nascosti.
Bollicine, con tutte quelle tutte quelle...
Cheers ladies & gentlemen!

mercoledì 22 dicembre 2010

Cortocircuito


Incrocio, scavalco, mi giro e rigiro, mi piego e chiudo gli occhi.
Matrioska da riempire,
e i pezzi che
mancano?
Mi riscopro poi
mi perdo guardandomi
allo specchio, che il riflesso si sa è un rinvio.
E allora si ritorna
a disegnare con le penne cancellabili,
con quell’inchiostro
così pigramente blu
così stancamente nero
così pallidamente rosso.
Colori che si mescolano e
cercano.
Una tela.
E io non sono portata al disegno.

lunedì 20 dicembre 2010

Meet you on the other side.

Una settimana.

Relatività. Una settimana e una vita.
Dove
sei
andata
?
Avrei voluto essere b.button,
con te.
Solo una volta,
una volta soltanto
e poi
.
E poi.
Detestata inconsapevolezza.

venerdì 17 dicembre 2010

13 dicembre 2010.


Cerco vocali e consonanti e virgole e congiunzioni e .
E mi scopro afona
E ho freddo
E mi manchi già come se fosse da sempre
.
Necessità viscerale di convincermi che sei
ancora tu
che ancora senti
leggi
e fai le parole crociate della Settimana.
Mezza scatoletta tra mattina e sera?
Zucchero a velo o grezzo?
Ti porto a Sassuolo?
Sei stata dalla parrucchiera?
Facciamo il tiramisù?
Hai un sottovaso?
Ma come li fai i tortelloni di zucca?
Avevo ancora bisogno di te.

domenica 12 dicembre 2010

Microchip saltato

Avrei voluto avrei potuto avrei dovuto. Avrei avrei avrei avrei avrei avrei
Mettevo l'orologio al polso destro.
Sottosopra,ora.
Pigmeiche distrazioni sanno di vernice umida e ferro e nastro adesivo e cellophane ingiallito e vetro opaco e neon spenti. Scatole vuote.
Ma
ma
ma
.
È tardi ormai. E l'oblio è in ritardo
S-ala d'attesa vuota, aspettare.
Scambio ossigeno anidride in una cannuccia.

venerdì 10 dicembre 2010

As-senza

Mancanza di ossigeno, eccesso di anidride.
Disfunzioni.
Manca
mancano
manchi.
Parlare come i bimbi. La milla coi potti. Lo Stbks che mi brucia il labbro e la lingua. Il panno, col buco. I dvd guardati per un terzo. Arrivare tardi per il primo treno e aspettare quello dopo. Il tling dalla mela che aspettavi. Soffiare nel naso. Nella tube, con l’iPod nelle orecchie. La pizza mangiata nel cartone, che ha quel gusto in più. Preparare il pranzo o la cena e vedere i piatti completamente svuotati. Guidare la macchina non mia. Il campanello che suona e tu apri senza guardare chi è, già sai. Preparare le torte o i potti. Inizia a piovere e sono senza ombrello. Sentirmi stringere nel palmo della mano il mio tallone. I chocolate chip cookies di M&S. I soffitti spioventi. La parete azzurrina coi suoi disegni marroni. L’odore di quell’ammorbidente. La casetta di legno bianca e azzurra. Comprare qualcosa non per me. Sentirmi a casa anche quando non c’è un tetto sopra o delle pareti attorno. Lo specchio che non pulisco mai. Il beauty più grosso del mio. Guardare e non esser guardata. Fare i codini. L’orgia di odori che si consuma tra narici e cervello. La cuffia da ranocchio. Quel divano, così scomodo. Gli occhialini, sempre da accorciare. Battere i denti aspettando che la macchina si scaldi. La district e la circle nel weekend. Tenere il muso, causa ritardo, per due minuti. La capanna di cuscini. Explo. Mettere il burrocacao. Infilare i fazzoletti sporchi nella tasca laterale. Le conversazioni con uno sconosciuto che ti fanno sentire i piedi più leggeri. Addormentarmi in macchina. Quando lavare i piatti è lavare una coppia di stoviglie e posate. Stare a cucchiaio. Dormire tutta la notte, senza svegliarmi.
Mancanza di ossigeno, eccesso di anidride.
Disfunzioni.
Manca 
mancano
manchi.

mercoledì 8 dicembre 2010

L.

Se lo scrivessi trenta volte sulla lavagna nera, opaca e livida da tutte le cancellature e il tempo e gli errori e i disegni per riempire gli spazi vuoti, se lo scrivessi su questa lavagna che sa di polvere colorata di bianco e giallo spento, che non è mai grande abbastanza quando sai le risposte ed è sempre così infinita quando le equazioni ti fissano, irrisolte.
Se lo scrivessi trenta volte sulla lavagna nera?
non è punizione non è educazione non è.
E' aprire la scatola di latta, fredda e con la chiusura storta, così sufficientemente piccola per tutto quello che dentro è compresso. Più o meno,
aggrovigliato.
Se lo scrivessi trenta volte sulla lavagna nera? 
Si scrive per non perdere, si parla per non sentirsi soli, si guarda per non doversi ricredere. 
Plin plin plin, pioggia contro il vetro, la sento ora e il materasso duro mi sta facendo venire il sedere piatto e le briciole sul lenzuolo e la tazza che lascia il segno sul comodino di legno che non ho spolverato, e. 
E.
Non sono lì.
Se lo scrivessi trenta volte sulla lavagna nera? I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you. I miss you.

martedì 7 dicembre 2010

Dis-ormonica

'Non mi fido di una cosa che sanguina 5 giorni e non muore'. Mr Garrison, ti dico io di cosa non devi fidarti. 
Degli specchietti retrovisori della tua auto, perché stai sicuro che se mi capiti davanti non vedrai comunque il muso del mio Puffo che ti tampona; della capacità semirotante del tuo occipite, perché il mio ceffone sarà più rapido e snodato.  
Donna flussata che cammina, fate largo.

venerdì 3 dicembre 2010

Da qualche parte lì in mezzo

Ai diari segreti con il lucchetto (a forma di cuore, of course), scritti con la seilamiamiglioreamicapersemprenontidimenticheròmai.
E ora non sai nemmeno più dove abita, o se ha un figlio, o se lavora in una jeanseria o alla consulenza microsoft, o se.
Se.
Ai pigri pomeriggi passati pigiando ogni tasto del telecomando, con la speranza che comparissero altri canali oltre ai 6 che l'antenna manomessa consentiva.
A te e me, che era così semplicemente noi. Senza proiezioni, senza ossessioni, così, solo noi.
Ai rigoli interi, che le briciole erano per il fondo pacchetto, alla loro rapida e intensa incursione nella tazza di tè, arancione arrossito, all'aroma di cannella e natale, anche il 25 di luglio.
Ai libri. Quelli che ti portavi in bagno occupandolo per mezz'ore intere, quelli che leggevi sotto il lenzuolo con una torcia attaccata alla guancia, che erano le undici di sera e bisognava dormire, quelli che dimenticavi sul comodino quando era ora di partire per le vacanze e così di corsa, gradini a due a due (e gli ultimi tre in un solo balzo), con il fiatone dopo quattro rampe di scale, andavi a riprendere.
A quando le scelte che racchiudevano ansia e agitazione erano tra chi teneva il tabellone rosso e chi lo teneva blu a 'Indovina Chi?', tra il mettere la canottiera, come la mamma ti aveva imposto, o barare tirandosi giù sopra i pantaloni  la maglietta, spacciandola per quella che vedevi come 'dai, è da vecchi'.
A quando ancora i ricordi erano due scatole da scarpe nike piene delle foto del campeggio estivo, degli elastici attaccati al tuo fazzolettone, delle lettere su fogli a quadretti scritte dalle amiche del cuore, di fianco alla firma, sempre, una serie di "tttttt" tra la "tv" e la "b".
ah, l'odore del vintage. un pò arachidi caramellate, un pò bottiglie di birra vuote.
Omeostasi da mantenere.
Non so fare il nodo alla cravatta.

Mezze punte


..Un pò come prima di un saggio, quando seduta a gambe incrociate sul palco in parquet con i segni neri lasciati dalle scarpe di gomma, spostavo con fare circospetto ed emozionato le pesanti tende di velluto bordeaux, cercando in platea la faccia di mom&dad. Che bello era vederli lì, seduti, in attesa.
Nastri rossi fari puntati reflex. On.
Calze velate che tiravano al cavallo, tutù che stringeva il mio salvagente epidermico, body di raso rosa che mi inguainava perfettamente.
In precario equilibrio, così dolce nella mia insicurezza di botolo zompettante.
Non ballo più. 
Ma continuo a sbirciare dietro la tenda cercando conferme.
Niente più arabesque e gran pliè però. Niente più schemi.
Che tanto, non sono mai stata in grado.