venerdì 30 dicembre 2011

Bye bye baby

Solitamente, all'arrivo della fine si fanno bilanci, valutazioni, paragoni, liste di buoni propositi. 
Io mi svuoto le tasche.
carte di caramelle e monetine e pelucchi bianchi e frammenti e
Grazie.
Sintesi perfetta, equilibrio avvolgente, armonia in continuo divenire
Grazie a chi ha colorato con sfumature accese, 
grazie a chi ha cancellato disegni abbozzati,
grazie a chi ha sostituito tavolozze e pennelli scheggiati
grazie a chi mi ha insegnato tratti nuovi.
Grazie.
Grazie soprattutto a ciò che
ancora non so perchè o come ringrazierò.

Che bbella coosa, 'na jurnaat'sooole

Ogni tanto le cose vanno per il verso giusto.
Ti alzi la mattina e nel vasetto di marmellata ci sono giusto giusto quei 3 cucchiaini necessari a coprire la tua nuda fetta di pane.
Leggi un messaggio che proprio ti tira gli angoli all'insù, ancora impiastricciati di albicocche e caffè.
Apprendi che un programma di parassiti sociali, psicologicamente labili ed evidentemente disturbati, è stato soppresso anzitempo. 
In tangenziale non ci sono inabili che bloccano il traffico imprecando perchè un coleottero ha sfiorato il parabrezza.
Le 8 ore, anzi facciamo pure 9, lavorative che ti aspettano, sono state epurate di un buon 50%. Ciò significa che a pranzo sguscerai via come un'anguilla.
Ohssì. This is good.

domenica 25 dicembre 2011

Volo ut sis

Metti l'antivigilia di Natale
Metti Modena
Metti due matti-colorati-bipolare uno, entusiasta l'altra-
Metti l'irrazionalità, l'istinto e il bene
Metti la Feltrinelli e le tazze ispirazionali
Metti una proposta a bruciapelo
Metti un iPhone con il gps.
Bene.
Volo ut sis
Sul fianco destro, in alto
Con un inchiostro un pò indelebile
Che la memoria non servirà nemmeno più.

Oh oh oh!

Che a me Natale piace.
Divento di glassa e briciole di cioccolato, con una spruzzata di zenzero e cannella. Mi nascono inusuali slanci affettivi verso mia madre, pure. Che, manco a dirlo, si placano al primo
bla bla a senso unico-e ritorno
.
Ma ad ogni modo.
Mi piace il calore ancora più caloroso. Termostato impazzito. 
Mi piace sorprendermi.
Mi piacciono i tortellini, oh se mi piacciono quelli. Che ogni anno ci provo a battere il record.
Mi piace il sorriso delle mie mates, mentre io gongolante e rimbalzina consegno pensieri biscottati.
Mi piace che tutti aspettano la neve e quella, puntuale, se ne frega.
Mi piacciono i bambini con le scarpine nuove e lucide, e le guance porpora.
Mi piace apparecchiare la tavola per cinque, sei, sette, ehi ma quanti siamo?
Mi piace mia nonna, mi piace sentirla comunque qui, dopo un anno e 12 giorni di assenza.
Mi piace sforchettare una dose extra di pappa a quella palla di pelo rotolante.
Mi piacciono le campane a festa. Per i primi 30 secondi, dopo iniziano ad essere un pochetto moleste.
Mi piacciono i fuori programma. 
Mi piacciono le certezze programmate.
Happy Xmas, fellas.

martedì 20 dicembre 2011

Il tramonto del "poi"

Che si sa, gli inizi sono la parte più difficile, più tediosa, più "mmm sì dai, domani".
Ma prima o poi devi decidere, che mica si può essere sempre la Svizzera.
Prima o poi un qualche colore devi tirarlo fuori dalla scatola di cartone con quegli angoli consunti.
Prima o poi valuti se mettere in valigia costumi e pantaloni in lino o pigiami di flanella e maglioni di lana.
E la reticenza al cambiamento, viene messa all'angolo. 
Ok.
Pippe pindariche stop.
Stasera inizio ad andare in palestra. 
E la cosa mi sta generando un disequilibrio e una dissociazione di pensieri non indifferenti.
Abbandonare la mia pigrizia comoda e performante
per sgambettare su un tapis roulant
per sollevare manubri con connesso "uuaah" di sforzo-godurioso
per dimenarmi scoordinata su un diabolico attrezzo simulatore sciistico. E io odio sciare.
Ma chi me lo fa fare?

venerdì 16 dicembre 2011

Una bambina la sera della Vigilia di Natale

Attesa finita. 
È arrivata
e mi tremolano le mani 
e c'ho voglia di andare fuori e scattare foto
a un ramo
a un cerchione d'auto
a uno sconosciuto che attende il bus
a un cancello scrostato
a un chewingum spiaccicato sul marciapiede
al nulla grigio lì in alto
al benzinaio sorridente
alla coda di un cane
al guscio di un uovo
al pattume rovesciato per la strada.
a tutto.
davvero a tutto.

Casa pancetta

Certi odori, certi colori, certi suoni, vanno a legarsi stretti alle sinapsi 
le strizzano le prillano le impastano e pumm! 
filo diretto con cuore e memorie latenti.
Ecco.
Stamattina, mentre l'acqua gorgogliava nella kettle, 
ho preparato il mio pranzo.
insalata, qualche gheriglio di noce et voilà, il pezzo forte, bacon.
Lo taglio a listerelle 

accendo il fornello 
lo metto a soffriggere. 
E quello sfrigolamento di coriandoli rosa acceso
è uno scenario vivido.
Casa.
saturday or sunday morning
Derek arriva spantofolando in cucina
e si prepara la sua breakfast-goodbye my liver
Pancetta croccante e profumata
un letto di Heinz beans fumanti
uno o anche due ma facciamo tre scrambled eggs

toasted bread con una spolverata di burro
mug con black coffee bollente.
Casa.

 

martedì 13 dicembre 2011

365 giorni senza Te.

E manchi. Manchi davvero
Strizzo gli occhi e ti immagino seduta in una poltrona morbida
schienale alto
Parole crociate tra le mani, schema libero
L'ultimo di Foster Wallace appoggiato nell'angolo tra la tua gamba destra e il bracciolo
con un'orecchia per il segno. 
Il tuo risino bolle sul fornello, mettici dell'acqua che si sta asciugando
La tele accesa a volume molesto, e tu che nemmeno la consideri
Io che entro e il tuo Oh cichiiiin, che riempie la stanza.
E mi avvolge
Ciao Nonna. Vorrei tu fossi ancora qui

lunedì 12 dicembre 2011

Tra un pò di tempo


... imparerò la differenza
tra perdere e incatenarmi.

Imparerò ad accettare i fallimenti e le delusioni
a testa alta,
con la pazienza di un adulto e la leggerezza di un bambino.

Imparerò quali ciottoli usare per il mio sentiero.

Imparerò a perdonarmi.
Imparerò a raccogliere i frammenti sparsi
e i fili spezzati
e i bottoni staccati
prima che a cadere sia tutto il resto.

Imparerò che il tempo non torna, e le occasioni perse nemmeno.
Imparerò ad arredarmi e ad abbellirmi oggi,
senza aspettare che arrivi qualcun altro a colorare il mio tempo. 

Imparerò che non tutto si può cambiare ma che il provarci è dovere.
Imparerò a far più spazio per il nuovo. 

Imparerò ad aspettare senza aspettarmi nulla. 

Imparerò a bastare prima di tutto a me.

domenica 4 dicembre 2011

In una stanza, sai riconoscere il Nord?

Tentativi inutili
Vuoti a perdere
Quando hai smesso di essere quella che visceralmente dovresti essere? 
Eppure dovrebbe essere così atavico e istintivo.
Hai mai iniziato? 
Non mi conosci. Carta da parati scrostata e inutile. 
Sai che ascolto Bruce? E che penso che Simenon sia un genio? Sai che scrivo e che mentre lo faccio respiro più lentamente? E che mi piace l'odore dei forni e dell'erba tagliata e della cannella?
Non sai chi sono.
E io non ricordo nemmeno la tua voce, se chiudo gli occhi. 
Non riconosco il tuo odore, non so che caldo è abbracciarti. 
E sei a 10 metri da me. 
E le tue parole avvelenano ancora la stanza e il mio stomaco.
Siamo due estranee. 
Eppure sono formata da pezzi di te. 
No.
Non sarò mai capace di digerire l'assenza di un Noi.
 

giovedì 1 dicembre 2011

'na favola di donna

La matrigna o regina, stronza. 
La maga, cozza e maldestra.
La principessa, con capelli e occhi da cromie improbabili.
L'orfanella, derelitta e sconsolata, miracolosamente adottata da uno zio spuntato come un finferlo settembrino. 

Sì. Il ruolo della donna nelle fiabe è un tantino stereotipato.

martedì 22 novembre 2011

Darwin e poi

Bisogni Primari Umani. Mangiare, bere, dormire, fare attività sessuale.

Bisogni Primari 2.0. Le mie mates, la famiglia che mi sono scelta. Ascoltare l’iPod in macchina. Ascoltare un live. Ascoltare parole che sanno di burro e di mattine assolate. Essere ascoltata. Farmi la ceretta. Cucinare con dovizia di particolari ed attenzioni. Leggere. Farmi una gnolata liberatoria (che quando ci vuole ci vuole). Lavarmi i denti. Andare al cinema in compagnia imprescindibile di patatine e coca cola. Baciare, quei baci che ora è tutto. Mettermi il burrocacao. Fare fotografie. Sorprendere e sorprendermi. Respirare l’odore dei forni, col pane ancora caldo che appanna le vetrine. Sdraiarmi sull’erba umida e tenera nelle sere d’estate. Stringere tra le braccia un bimbo, con il suo profumo di borotalco e latte. Sentirmi meno mocio vileda quelle due volte all’anno in cui vado dal parrucchiere. Gli abbracci grandi e stretti così. Inebriarmi di vino fino a sentire gli arti pesanti. L’intimo che mi fa sentire un pelo più sexy di uno scaldabagno coi capelli. Ridere in modo totalmente incontrollato e irrefrenabile. Giustificarmi dell’incetta di porcherie nel pre-mestruo. E nel mestruo. E nel post-mestruo. Ricordare la voce della nonna. La Sissy raccolta contro di me, col suo ffffffrrrr fffrrrr pigro e puro. Avere una persona che mi ama in modo incredibile. Viaggiare. Tenere tra le mani una mug bollente. Deglutire e digerire consapevolezze a spigoli vivi. La doccia, l’acqua calda sulla nuca e lungo la schiena. Sentire di appartenere a un posto, lì, eccolo, è quello, è Casa. Le chiacchiere infinite e divaganti. Creme, cremine e cremette. Rannicchiarsi sotto nuvole di panni e lenzuola. Scrivere. L’odore di Casa: donuts al caramello, asfalto bagnato e cannella. Le utopiche e paraboliche speranze che qualcosa, in quel qualcuno, cambi.
(to be continued…)

venerdì 18 novembre 2011

(Spam) Mail. Oggetto: Amore mio non ti conosco ancora

"Incontra l'AMANTE della tua vita".
E il cavallo bianco, il bacio scenografico con casquet, le rose, il primo appuntamento con mani che sudano e bisogno impellente di urinare, le dichiarazioni passionali ibride tra cartigli di Baci Perugina e dislessie balbuzienti, il “io e te che ci bastiamo”, le cene romantiche, i meow meow frrrr frrr del caso…
CHE CAZZO DI FINE HANNO FATTO?

Son passata dal ricevere offerte per l’anima gemella a quelle per "l’amante perfetto".
Stiamo raschiando il fondo del barile, fellas.
Ed è triste un bel pò.

firmato: un mattoncino Lego che ad alcune favole ci crede ancora. 

mercoledì 16 novembre 2011

Suole e dintorni

Oggi odio tutto.
E mi fa mal di testa.
E c'ho l'energia di una lampadina fulminata. 
Cheppalle.

lunedì 14 novembre 2011

Non c'ho più l'età

Per giocare ai Lego. Per fabbricare con meticolosa e pasticciona cura i vestiti alle Barbie.
Per nascondermi sotto il letto e strisciare fuori quando la furia punitrice-pattonatrice della madre s'è calmata.
Per farmi allacciare le scarpe dal papà. Per piantare le tigne nella corsia delle merendine, guadagnandomi la promessa ineluttabile di un pattone con consegna casalinga.
Per andare in giro con la maglietta impiastricciata, senza curarmene. Per addormentarmi con l'abat-jour accesa.
Per attaccare i chewingum ai capelli dei bambini rompicoglioni.
Per sbucciarmi le ginocchia e leccarmi la ferita con inquietante soddisfazione.
Per dimenticarmi delle parole acide e dei pianti disperati con l'infallibile rimedio pane-nutella.
Per ricevere un abbraccio senza doverlo chiedere. Per mettermi le dita nel naso.
Per i collant rosa maialo con i fiocchetti fuschia e i conigli argento. Per i sensi di colpa che scomparivano in un oblio inconsapevole. 

Per sgambettare per locali per 3 sere di fila.
Cercando poi di contenere occhiaia, sbadigli e rincoglionimento generale il lunedì.

mercoledì 9 novembre 2011

Please, go.

Dai pensieri consapevoli ero riuscita a metterti temporaneamente di lato.
A spostarti un po’ più in là. A nasconderti dietro una tenda di organza e oblio forzato.
Ma dall’inconscio non mi riesce.
E la notte e i sogni arrivano e vanno, e tu resti.
E infetti.
E non c’è stato contatto.

lunedì 7 novembre 2011

Toc Talk

Dialogo tra emisferi.
-Ehi, tu. Che fai finta di niente e ti nascondi dietro a castelli di sabbia e bolle di sapone. 
-Io?
-Sì, tu. Quella che
ha freddo ed è in una stanza con riscaldamento a 23°
ha ancora fame ed ha ingerito così tanto cibo che le scorte pro-letargo di una marmotta al confronto sono nulla
ha un senso di estraneità e disorientamento ogni volta che entra nella casa che abita da 26 anni.
-... Sì?
-C’è qualcosa che non va, nel caso non te ne fossi accorta.

venerdì 4 novembre 2011

PAAAAM!

Metti un lavello pieno di piatti  da sciacquare.
Metti un ricordo della sera prima che balza sulla lingua.
Metti il volerlo mimare, con dovizia di particolari.
Metti un paio di pantofole che non averle è uguale.
Metti un paio di AllStar con il bordo gommato duro.
Metti un'enfasi calcata e concitata nella rappresentazione.
Metti una falcata scomposta (faceva parte del mimo, eh!).
Metti un mignolino del piede sinistro.
Metti le AllStar sopraccitate sulla traiettoria di tale mignolino.
Metti uno scontro diretto tra i due.
Ecco, otterrai il piccolo dito fasciato a quello attiguo.
Dolorante e offeso.

giovedì 27 ottobre 2011

Senza francobollo.

Vorrei essere capace di fissare su carta, con china blu, questa rabbia proterva, questo disarmante senso di vuoto. Niente foglio e niente penna.
Scrivo a me, alla me allo specchio, alla me instancabile e cocciuta che continua a cercare quello che non c'è.
Scrivo a te, mamma. Un suono caldo e avvolgente, stride così tanto con la te che conosco io.
Tu.
Tu, che 26 anni fa mi hai tenuta stretta a te, in te, con te.
Tu.
Pelle segnata da giorni e rinunce, occhi severi e scuri, lontani, occhi che non sorridono. Occhi che non vedono, si limitano a guardare.
Labbra sottili, mai un filo di trucco, così naturali e così inamovibili, che a vederle distese temo si possano sbriciolare come intonaco vecchio.
Un viso algido, fermo, composto. Una tela in bianco e nero, nessuna didascalia.
Braccia incapaci di cercare, stringere e rassicurare, geneticamente predisposte, emotivamente frenate.
Una madre che mi ha voluto e vuole bene, una madre che non è mai stata capace di dimostrarlo.
E io a scorticarmi le unghie, aggrappandomi  alla speranza che un giorno avrebbe potuto esser diverso.
A cercare una te diversa. E una me più simile a te.
A sperare di sentire parole calde e confortevoli, quelle che ti accarezzano il cuore e ti tirano sù la coperta delle sicurezze.
A chiedermi perchè.
A cercare di chiudere gli occhi e girarmi.
Ma nulla è cambiato. Nulla.
Deja-vù continui.
Amnesie anelate.
E nulla è cambiato.
"Mai una volta, una, una soltanto, che mi sia sentita supportata o approvata, mai. Mai un 'brava', un 'hai fatto bene', un 'continua così'. Mai. 26 anni e nemmeno una volta, una. Ti sembra possibile? Se non è così avanti, citamene solo una, una, in cui mi abbiate sostenuta, in cui mi abbiate approvata, in cui vi siate sentiti orgogliosi."
"Non mi viene in mente"
"Non ti viene in mente?!"
"Forse non c'è mai stata".

Eliana Monti depression

No ma dico. Insomma.
Già noi mele mozzate in due ci prodighiamo in estenuanti ricerche per quella parte mancante rotolata chissà dove, magari pure pastosa e bacata, ma quelli sono dettagli di cui non ci curiamo.
Già ci toccano sfrantecanti sguardi di commiserazione e pietosa solidarietà dalle zie ottuagenarie zitellone, con Formaldeide eau de parfum sprigionata a ogni giro di sottana. 
Già non abbiamo nessuno che ci passi con aria rassegnata e incredibilmente intenerita dei Kleenex, mentre guardiamo film che sfilacciano quella parte di orgoglio e durezza che provavamo, senza succeso alcuno, a mostrare.
No. Non bastava.
Perchè di punto in bianco arrivano  e-mail che ti fanno sentire più moscia di un aspic al pistacchio,
più sola di un materasso pulcioso abbandonato di fianco al cassonetto della differenziata,
più disperatamente destinata alla singleitudine di un pesce rosso in una boccia con acqua tristemente stagnante.
Eccheccazzo.

giovedì 20 ottobre 2011

Toc Toc

Scusate? Si può?
Sarei Gaia. Di nome, e probabilmente anche di fatto, sono troppo piccola per non essere innamorata di tutto e di tutti.

Oggi una ragazza mora e splendida e affaticata e ridicolmente felice è diventata Mamma.
E un ragazzo alto e orgoglioso e innamorato e biondo è diventato Papà.
Ore 7.22am di giovedì 20 ottobre 2011.
E questo strambo e disordinato e affannato mondo, si è fermato per un attimo.
Il tempo di un “spingi!!” “la vedo, la vedo” “eccola” “ueeeee-ueeeee” “congratulazioni, è bellissima” “… Gaia”.
Ed è vita.

lunedì 17 ottobre 2011

Viscoriazioni (pl. m. Visioni-Escoriazioni. Dicasi di visione ferita e/o che ferisce)

Risale in superficie, torna a nascondersi tra saliva amara impastata a ieri pungenti. 
Avviluppa lo stomaco e la lingua in un groviglio secco e acido. 
Com'è trovarsi nel posto sbagliato, nel momento sbagliato?
Rewind. 
E sono ancora lì.
Dai la cera, togli la cera. Il respiro lo prendi con il naso e lo emetti dalla bocca. Dai la cera, togli la cera. Non dimenticare il respiro é molto importante. 

domenica 9 ottobre 2011

A voi due.

Scarlett. Little Baba.
Mi manca la tua aria di sfida proterva, quando additavi Mr Hedgehog quale colpevole del cioccolato spalmato accuratamente su divano e moquette.
I tuoi capelli ingarbugliati e arruffati, che lasciavi intrappolare in due buffi codini solo a me.
Il tuo chiedermi "Can I sleep in your bed?", quando volevi sentirti un'adolescente indipendente e cool.
Le tue Vans a scacchi, che orgogliosa allacciavi da sola. Benedetti straap.
Il tuo arrampicarti con agilità felina ovunque. E trovare il perfetto incavo tra le mie braccia.
Il tuo addormentarti metodicamente al ritorno dal parco, sul tuo buggy. E reinterpretare Hansel&Gretel, lasciando cadere (accidentalmente) il giocattolo di turno per la strada.
Oscar. Yep, you, Big Boy.
Mi manca la tua Teddy Towel. Inseparabile, morsicata, sfilacciata, macchiata di pennarelli e polvere, radicato e impulsivo bisogno.
Il tuo "Look at me, Chiawa", ad ogni impresa dubbiamente epica che regalavi, ogni 10 minuti.
Il tuo nuotare in modalità cagnolino epilettico, felice e temerario, galvanizzato dal potere magico dei tuoi braccioli  Lighting McQueen.
Il tuo sfrecciare sullo scooter voltandoti ogni 3 metri, disarmandomi con quel tuo sorriso compiaciuto.
Il tuo preoccuparti, con aria di solenne responsabilità, di tua sorella. Includendo anche lo spingerla di lato, con arroganza, nella vasca da bagno, quando era sulla tua traiettoria per i tuffi ad immersione.
I vostri "Can we go to Starbox?", "I love you", "Chiawaaaa?".
Il vostro amarmi e dimostrarmelo così, ogni giorno, a modo vostro. Anche con una preziosa booger appena estratta, o con baci appiccicosi di pomodoro e marmellata.
Il mio amarmi come foste i miei fratelli minori. Incondizionatamente e visceralmente.
Mi mancate, piccoli rospetti.

giovedì 6 ottobre 2011

You've done great Jobs

Che certi avvenimenti, rimbombano con eco assordante.
Oggi, da Kuala Lumpur a Pizzo Calabro, da Pasadena a Oslo, un pò tutti ricordiamo il Papà della Mela.
Quello che ha rivoluzionato e stravolto e ribaltato il mondo dell'hi-tech.
E un pò anche noi.
Quello che stay hungry, stay foolish, non era demagogia.
Quello che ha reso l'informatica, la tecnologia, più iSmart.
E noi un pelo più iScem.
Bye Steve.

giovedì 29 settembre 2011

Sindrome Polly Pocket

Che certi giorni mi vanno stretti gli stivaloni di gomma verde n°44 di mio padre,
il letto matrimoniale semi- occupato,
l'ufficio di 40mq,
le collane pendagliose lunghe fino all'ombelico,
le borse afflosciate su tutto quello spazio inutilizzato,
i soffitti del cinema che non riesci a vederne la fine,
i fustini di Dixan formato scorta-tribù,
i reggiseni di 2 taglie più grandi.
Certi giorni mi manca lo spazio.
L'ossigeno. Anche l'anidride, sì.
Lo scambio.
Certi giorni io mi vado stretta.
 

venerdì 23 settembre 2011

Svegliati 2.0 (Passano i mesi e gli anni, e gli errori si ripetono)

Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizi
a che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. 


Cit. Un cappello pieno di ciliegie. (O.F.)

 
... Che quando imparerò a non saltare a piedi pari, sarà una bella conquista.

giovedì 15 settembre 2011

Home is where your heart belongs

Mezzora di video chiamata su Skype
E tutto il resto non esiste più. 
Che Voi, siete Casa. Siete la parte più vera e bella di me
E mi mancate, mi mancate davvero, mi mancate così tanto che quando la schermata si è chiusa, non ce l'ho più fatta e sono scoppiata a piangere
Occhi e naso colanti. Nodo allo stomaco
Cuore stropicciato.
Diomio quanto vi amo
 

Maammma mia comme sto

Stanca, stancosa, stanchissima. Insomma. Che due stramaroni. 
Vorrei fare una mega rotoballa con tutti i mavvaffanculo, in carne e ossa e non, che solo a pensarci mi fanno venire una psoriasi diffusa.
Poi buttarla giù da una collina, inseguirla a bordo di un trattore spropositatamente grosso e pestarci sopra urlando "Questa è Spartaaaa!!!".
Bene. Mi faccio paura da sola.
Forse è il caso di prendere congedo dal mio ID per un pò.

martedì 13 settembre 2011

Evoluzione dell'ovino Kinder

Dal cioccolato bicolor, agli abbracci mille tonalità.
Senza bianco e senza nero
Sospesi nel loro essere totalmente indefiniti
E semplicemente belli.

domenica 4 settembre 2011

Piove.

Dimenticarsi il forno acceso,
l'appuntamento dal dentista,
le scatolette della gatta, 
dimenticarsi di puntare la sveglia,
di prendere l'antibiotico,
di chiudere la finestra,
di comprare le lenti a contatto,
dimenticarsi le chiavi di casa,
il compleanno di tuo padre,
la sciarpa sulla sedia del bar,
la crema solare.
E poi
dimenticarsi di fotografie archiviate in cartelle dimenticate,
trovarsele davanti agli occhi
e sentire lo stomaco e l'esofago annodarsi, stretti e prepotenti.
Aspettare che insieme alle foglie e alla polvere
scivoli via anche questo.

lunedì 29 agosto 2011

Re-play

There comes a time when you have to stop grieve over the past 
and just move on, for what really worth.
(cit. me)
Ecco.
Impasto parole dal sapore nostalgico e vagamente bohemien, con una punta di acre, strascicato, fervore adolescenziale.  
Un pò prive di originalità, forse. Ma così dense nel loro essere vere, ora.

sabato 20 agosto 2011

Grandma

Aprire il cancello automatico, pigiando indelicatamente e insistentemente su quel telecomando così refrattario.
Entrare, con celata e compiaciuta soddisfazione per aver evitato quella colonna così stretta.
Girare l'angolo, frizione e freno che si rincorrono.
La sentinella di pelo immancabilmente lì ad aspettare.
E sperare, segretamente, stupidamente, ogni giorno, di vederTi.
VederTi, in quei Tuoi scamiciati così scoloriti e rassicuranti, con i capelli a nido di pettirosso scomposto o, quelle due volte al mese, ordinatamente compatti in sbuffetti color noce caramellata.
Immaginare di girare la chiave, tirare il freno a mano, slacciare la cintura, afferrare borsa e suppellettili varie, aprire la portiera con il suo familiare cigolio, scendere dalla macchina e venire abbracciata-coccolata-salutata dal tuo distratto e sorridente "Oh cichiiin, com'è andata oggi?".
Manchi sai.

martedì 16 agosto 2011

I got a question


Che certe, tante, troppe volte, non riesco ad afferrare il nesso logico. 
Rimango un po’ così, perno centrale di un pinco-panco tra attonito e sconforto. 
Mi svuoto le orecchie e la pancia di parole appuntite e velenose, mando giù il deglutibile e sputo l’indigeribile.
Pungiglione tolto, ma infiammazione inevitabile.  

giovedì 11 agosto 2011

Restauro

Ho bisogno del parrucchiere. Ho bisogno che mi cotoni un pò l'ego. 
Una sforbiciata qui, una spruzzata di lacca là, pouff!. Ego in piega. 

martedì 9 agosto 2011

Ai desideri protesi, che scaldano e abbracciano dentro.


Ieri sera. 
Sento sotto le dita un po’ tremolanti e un po’ emozionate, una fagiolina di un chilo e poco più tirare calci e pugni, a rimarcare la sua parte da primadonna tra tutti noi, raccolti e protesi verso quella pancia così perfetta, così rassicurante. 
E mi commuovo. Ok d’accordo, io mi commuovo anche per i documentari di National Geographic, ma tanto è. 
E più guardo la pancia tendersi e sobbalzare ad ogni prepotente capriola, più sento l’atavico e viscerale desiderio di sentirli dentro di me, quei tum!-pow!-bam!, un giorno. 
Un figlio. 
Nella proiezione utopica, lo vedo. Le dita grassocce e umide, coi buchini al posto delle nocche. Lo vedo, i resti della pappa sparpagliati ovunque, tranne che sull’inutile, microscopico bavaglino. Giallo, con un elefantino di ciniglia bianco al centro. Lo vedo, il sorriso tranquillo e soddisfatto di chi ha appena divorato la pastina e lo yogurt, l’occhio furbo e subdolo di chi pianterà una gnola strappa-cuore e strappa-pazienza perché non vuole essere messo a nanna. Lo vedo, così micro e così tutto. Vedo in lui le mie fragilità e la mia impazienza. Il contraddittorio amore per il caos intorno e per uno spazio e un tempo dove stare solo con sé. Vedo in lui la necessità bruciante di essere amato e di amare. Un’insicurezza silenziosa che gli avvolge la pancia. Vedo in lui lo spirito positivo e razionalmente impulsivo, la risata vera e sfrenata. La testarda determinazione, lo sguardo attento. Vedo in lui l’indipendenza e la voglia di andare. Che mi farà male, ma che sperò capirò e sarò in grado di appoggiare senza musi lunghi e senza silenzi.
Un figlio. Un giorno.

domenica 7 agosto 2011

Piss up

Com'è avere un hangover tremendo, di quelli proprio da mugugni gutturali e cantilenanti,
impastati tra lenzuola e vortici da sciroppo antiemetico, 
quando la cosa più vicina ad un alcolico con la quale hai avuto contatto è la boccetta di solvente per le unghie?
Bah.

martedì 2 agosto 2011

Fermo immagine

Aspetto il secondo giro di giostra, quello in cui riesco ad afferrare il senso malato nel girare in tondo e alzare le mani e urlare a tonsille spianate
Aspetto il secondo giro di giostra, come se il primo non mi avesse centrifugato abbastanza lo stomaco e i ventricoli e l'ossigeno buono
Aspetto il secondo giro di giostra, avvolta in un cellophan di lezioni mai masticate davvero mai digerite mai vomitate.
Mi mancano le sfumature. Pausa. Nastro bloccato. Pausa. E non ho la bic. Pausa.

domenica 31 luglio 2011

Giorni funambolici

In equilibrio fragile e delicato
un airone in carta velina rosso cremisi.
e un'aria che sa di sale e silenzi.

venerdì 29 luglio 2011

Lista della spesa

-un manuale Ikea style che mi spieghi passo passo, linguaggio basso basso, come liberarmi dai tarli
-un pacchetto di bigbabol
-una scorta di kleenex
-un paraocchi rubato al cavallo vincente del Palio
-una tavola imbandita trasudante latticini
-una cassa di tampax-assorbimalinconia
-una schiera di vasetti di Didò
-una fotografia con il Calzino
-un biglietto di sola andata per Casa.

martedì 26 luglio 2011

Stuck in reverse

C'ho voglia di Coldplay. E di un pile morbido color verde bottiglia, di sdraiarmici sopra, di togliermi le scarpe, di arrotolare intorno al dito un bigbabol dopo l'altro, di pucciare pan di stelle e macine nella vodka panna e fragola, di un cestino da picnik in vimini con l'interno a quadretti rossi e bianchi (quanto amo certi cliché), di un film da divorare in due, di far scaldare la pelle al sole, di qualcuno a cui dire (senza ovviamente intenderlo davvero) "daaaai, bastaaa!", mentre mi fa il solletico e mi mordicchia, di testa che si appesantisce e bottiglia che si svuota, di aspettare con occhi a mezz'asta l'alba, di gelati come si deve, di pavimenti in legno, di tirare dei sassi rotondi nel torrente e guardarli nel loro "plof". 
C'ho voglia di dimenticare e di ricominciare a riempire i cassetti. Che l'odore di nafta non mi piace.
C'ho voglia di sentire il gusto amaro-salato di rabbia e indifferenza prendere il posto della pungente e perforante tristezza.
C'ho voglia di s-troublearmi la testa.



lunedì 25 luglio 2011

Voglio tenere i Calzini

Riempire il tempo con pigri, disinteressati e svogliati rintocchi
Lasciarsi scivolare addosso acqua, schiuma e lancette
Guardare chi non sei pronto a salutare mentre ripone gli anni in una scatola di cartone, aver voglia di fermare quelle mani frenetiche e disarmanti e non poterlo fare
Eccomi qui, aspic di stanchezza e incredulità.

venerdì 22 luglio 2011

C'ho bisogno

Di digerire senza dover masticare
Di chiudere in un fagotto tutti gli ieri interrotti, legarne i lembi con doppio anzi triplo nodo e lasciarmelo alle spalle
Di non voltarmi, riuscendo a dimenticare.

C'ho bisogno della bacchetta magica.

martedì 19 luglio 2011

Backstage

Che pensavo di avere un serbatoio di una certa, definita, limitata capacità. 
Pensavo che il tappo fosse avvitato così stretto da colorare di rosso le mani per lo sforzo nello svitarlo. 
E invece 
E invece mi ritrovo con una riserva straripante e incessante a gonfiarmi le balotte e a rigarmi la faccia
Un doppio nodo all'esofago e alla bocca dello stomaco
Mi ritrovo a farmi endovene di note che sanno di sale e cuscini umidi
e ad indossare il miglior muso plastico che neanche Nip&Tuck avrebbero fatto di meglio.
Totale angosciante paralizzante senso di disorientamento e inadeguatezza.
Facciamo che chiudo gli occhi, li strizzo ben bene, bibbidibobbidibù, li riapro e pouff!, non era vero nulla?



venerdì 15 luglio 2011

Già.

Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. 



Cit. Un cappello pieno di ciliegie. (O.F.)

giovedì 14 luglio 2011

Punto.

Attanagliata da una nostalgia affamata insana irrequieta capillare. 
Per ciò che era così nuovo e colorato e fresco e da scoprire,
nel suo profumo di carta da pacchi rossa e celeste
nel suo sapore denso di legno levigato e menta.
Perché è così difficile tenere tutto insieme senza sfaldarsi?
Perché arriva il freddo pungente e improvviso quando non siamo preparati
e siamo vestiti di soli sorrisi e proiezioni?

mercoledì 13 luglio 2011

Voce del verbo strizzolare

Che vorrei strizzolare, sì, strizzolare, una persona
Farla ridere, quelle risate che partono dalla pancia e sono uno scoppio di ocra, cobalto e Fa diesis
Farla parlare, parole leggere e morbide come uno stecco di zucchero filato rosa
Farle credere nel concentrato di tempere colorate e di mattine con pane imburrato e caffè caldo che si mescolano in lei
Farle apprezzare gli sconfinati metri quadrati che ha tutto dentro e tutto intorno,
Farle vedere quanto sarà bello arredarli con mobili che sapranno di fatica e risultati e soddisfazioni
Farle capire che, semplicemente, le voglio bene. 

lunedì 11 luglio 2011

2.500 Km, 2 ragazze, 1 settimana

Brindo alla macchina fuschia (sì, f-u-s-c-h-i-a), alle valigie chiuse a fatica, alla selezione 'casuale sto paio di balle' dell'iPod, ai Peage ogni 10 km, all'aria condizionata, al profumo delle boulangerie, ai sandali, al turchese e al giallo, agli autogrill, ai solchi, ai parcheggi improbabili, ai visi solcati dal sole e dai giorni, alle caramelle extra large, ai WC- Polly pocket, al sobreattico, alla lista, al senso dell'orientamento sopito, all'oleandro color pesca, al vino sempre nel bicchiere, agli sconosciuti, alla chitarra e al violino, all'odore di salsedine sulla pelle, alle fotografie da non cancellare, alla borsa frigo pesante, alla metro in anticipo, al rosso e all'arancione, alla paella, ai costumi stesi ad asciugare, alla terrazza, ai piedi nudi, ai capelli bagnati sulle spalle, al segno del costume, ai chilometri e chilometri, alle risate fuori luogo, alle porte chiuse, a quelle aperte, a Blanco, ai binocoli che la prossima volta dobbiamo ricordare, al malibù e succo d'ananas, ai nudisti con furore, alla sabbia incollata al telo, al balsamo, ai motociclisti in autostrada, al singhiozzo, alle patatine oh ma che buone sono?!, agli occhi stanchi ma non abbastanza, ai dialoghi improvvisati, al non sapere che ora è, al non curarsene nemmeno.
A questo e a molto altro ancora, sì, alzo il bicchiere

giovedì 30 giugno 2011

Un due tre- un due tre- un due tre

C'ho un valzer nelle vene, nello stomaco, negli occhi e sulla punta delle dita.
Quasi 26 anni e il format è sempre lo stesso. 
Io prima delle partenze mi sento come una pastiglia di aspirina tuffata in un bicchiere d'acqua.

martedì 28 giugno 2011

Brain on sale

Che quando i momenti di noia ti pigliano per i capelli e ti cullano con fare ciondoloso, il web è il Grillo Parlante, protervo e sensuale. 
E Facebook (elegante e ricercato punto di ritrovo per fancazzisti più o meno acuti e assidui, disadattati sociali che con 'TVUKDB, XKè SAREMMO AMMIKE DEL QUORE 4EVAR, KI NN MI AMA NN MI MERITHA' scaricano Italiano e decenza nel cesso , marpioni imperterriti e malcelati dietro dubbi profili, casalinghe sciantose e annoiate, studenti necessitanti della 'pausa, che sono già 5 minuti che sono sui libri!'), oramai è il Bar Sport della rete. 
Ci troviamo tutti lì, prima o poi. 
E c'è anche chi entra e non ne esce mai più, ma questa è un'altra storia.
Insomma, rientrando estemporaneamente nella categoria 'fancazzari in visita momentanea', data la mancanza di urgenti ed impellenti oneri lavorativi in questo preciso momento, sogghigno leggendo "gruppi" o "pagine fan" create da persone che non ho ancora ben capito se considerare casi sociali persi o potenziali talenti inespressi.
Oh, io di fronte a roba del tipo 
"Ragazze che al detto Chi dorme non piglia pesci, si svegliano di slancio.",
"Gente che non ha mai visitato Roma per paura di perdere la poltrona",
"All you need is l'ov",
rido.

giovedì 23 giugno 2011

Mornin fellas

Che mi mancava il mio Puffo. 
E trovarmelo pure lucidato, oltre che guarito da acciacchi e ciocchi, è stato piacevolmente soddisfacente.
I piccoli piaceri quotidiani. 
una fetta di pane caldo con la marmellata di amarene
il caffè slungato, che Casa sembra più vicina
i cereali che non affondano, miserrimi, sul fondo della tazza
l'occhio lemuroso che lentamente riacquista sembianze umane
i vestiti freschi e svolazzanti che sbandierano "è estate!"
una distesa di duroni sul ripiano in cucina, pronti per essere tramutati in confettura
un Puffo risorto a nuova vita in 9 giorni anzichè 3, perchè anticonformista e perfezionista.
E la giornata inizia con gli angoli all'insù 

domenica 19 giugno 2011

Silenziosamente, musica.

Ad occhi chiusi, è così.
Un giardino chiuso ai più, in un pomeriggio di fine settembre silenzioso
Poltrone in vimini e un piccolo tavolino in ferro battuto, bianco, verniciato tanto tempo prima
Una tazza di porcellana col bordo sbeccato, tiepido tè alla mela e cannella
Piedi nudi
Sottovasi vuoti e sporchi di terriccio umido
Un vento caldo e lento che solleva piano i capelli, abbracciati al collo
Mazzi di lavanda messi a seccare, note intense e fresche che respirano di un ricordo lontano
Avvolgente pace, tutt'intorno
E dentro.

mercoledì 15 giugno 2011

Piroette in tangenziale

Con il collo più rigido di un furetto imbalsamato 
e una sensazione di angoscia-paura-stordimento che sento nella pancia, nelle mani, in gola, sono seduta alla mia scrivania. 
La concentrazione mi appartiene tanto quanto ad un cingolato doppio 
appartengono leggiadria e silenziosità. 
Ma sono qui.
S-O-N-O  Q-U-I.
Grazie a non so cosa/chi, ma grazie. 
Cazzo.
Millesimi di secondo ammassati e densi. 
La paura che ti si schianta violentemente addosso.
E poi. 
Apri gli occhi strizzati.
e SEI Lì.
GRAZIE, cazzo, grazie.

lunedì 13 giugno 2011

Italia Sì desta

Non tutto è perduto.
Un piccolo, timido, modesto barlume di speranza per il genere umano, Italiano nello specifico, c'è ancora.
E per la prima volta dopo parecchie lune, non mi vergogno di appartenere a questo popolo di smandrappati pigri casinisti pasticcioni svogliati perfezionisti ciociaroni plateali sorprendenti Italiani. 
 

venerdì 10 giugno 2011

Senza capo nè coda (a parte sulla complanare)

Quando ci metti 50 minuti a percorrere 20km, procedendo in retromarcia tanta è la velocità, di tempo per pensare ne avanza e stravanza. E lì, parte di quel bego semi paralitico di marmitte borbottanti, mi è partito un mega trip sulle coincidenze, sulle incidenze, sul destino, sulla casualità. Un tentativo ribollente e turbinoso di dare un ordine a non so nemmeno io cosa.
Si vota domenica-Mettere quattro sì-Ma se quell'aereo l'avessi perso?-Io non so chi è lei, ma fare lo speleologo con indice e pollice all'interno delle sue narici non è esattamente uno spettacolo interessante al quale speravo di assistere-Potevo rimanere là-Certo che la reincarnazione suona come soluzione paracadute paracula-Ah beh poco distante il cancello dorato e San Pietro alla selezione all'ingresso-Adesso dove sputo il chewingum?-Che poi la fede è speranza, lo dice essa stessa-Ah no ma immettiti pure se ti capita, Cubo del cazzo-Non esiste l'indelebile sul 'e poi?'-Se fossi arrivata anche solo mezzora più tardi...-Solo due tacche di benzina?!-Il tempo è ed esiste intrinsecamente alla sua essenza o è una proiezione?-Ho sete e ho la pipì-L'oblio che abbraccia silenziosamente tutto, e il tutto nemmeno se ne ricorda-Io amo gli abbracci.
E senza rendermene conto, eccomi arrivata a casa. Io-me essere fisico. Io-me essere immateriale, è perso a metá tra una mega pippa mentale e la parte razionale in me restante.
Che ora mi sibila,sinuosa all'orecchio:"maccheccazzohaiscritto?!".

mercoledì 8 giugno 2011

R.I.P.oso

Che quando ti senti un ibrido tra un mocio vileda e uno sformatino di pere, poco -ino e molto sforma, c'è qualcosa che non va. 
Ti senti il giorno no di Ugly Betty, l'acino d'uvetta più passo tra i passi, l'infradito sformata e scolorita che non sa nemmeno più di cloro. 
Facciamo che vado in letargo. 
Giusto il tempo per trasformarmi in una traballante charlotte alle susine.

lunedì 6 giugno 2011

Zuccherolandia

Cosa cerchiamo, cosa vogliamo tutti, presto o tardi nella vita? 
Qualcuno con cui dividere i momenti. 
Qualcuno che ci saluti con un bacio avvolgente. Qualcuno che sia lì quando ne abbiamo bisogno, e anche quando non ne abbiamo. Qualcuno che ci guardi in quel modo così intenso da far salire il respiro e abbassare lo sguardo. Qualcuno da sorprendere. Qualcuno che sopporti i nostri climax ascendenti e discendenti, le nostre sfuriate, i nostri giorni no. Qualcuno che non si rivesta in fretta la mattina, lasciandoci tra lenzuola accartocciate. Qualcuno per cui preparare una cena con ansia e trepidazione. Qualcuno che apra il vasetto della marmellata, con quel tappo così stretto. Qualcuno che ci dica che siamo belli, quando lo siamo e quando molto più spesso non lo siamo. Qualcuno che ci venga a prendere. Qualcuno con cui fermare istanti su pellicola. Qualcuno da stringere. Qualcuno con cui amare ancora di più le piccole cose.
Come un paio di calzini

giovedì 2 giugno 2011

Wake up call

10 am di un pigro giovedì mattina, insolitamente epurato da incombenze lavorative.
Sonno stranamente meno frammentato del solito.
"SBEEM!!"
Maniglia abbassata con imperiosa frenesia
presenza incombente che si staglia con due passi nella stanza
su una me ancora allarvata tra lenzuola e sogni.
Voce tagliente: "L'an n'è menga pusèbel!!".
Dopodichè la presenza si gira di scatto,
muove un vortice di aria pregna di silenzio e respiri
e richiude stizzita la porta.
Buongiorno, mamma.

sabato 28 maggio 2011

Il vostro giorno

A te, Calzino, a voi due, a tutti i vostri domani insieme.
Perchè in fondo, e nemmeno poi così in fondo, l'amore è la cosa più meravigliosa che ci sia.

giovedì 26 maggio 2011

Agli abbracci

Stringere
Forte
Bussola che non trova il Nord, nè alcuna altra direzione
Un salto, per atterrare sul morbido 
Linee curve, ellissi, parabole, circonferenze, che le rette cosa sono?
Occhi chiusi e aperti e di nuovo chiusi, che tutto il resto non c'è
Forza di gravità in controtendenza, che tira gli angoli all'insù
Stringere
Forte
Per tutte le volte perse, non dette, non avute
Per tutte quelle che ci saranno.
Mai abbastanza.
Stringere
Forte

martedì 24 maggio 2011

Problemi di personalità ?


Sei un porta-penne o una vasca da bagno? 
Sei un pacco di rigatoni o un pacco di spaghetti?
Sei un copritazza o un clistere alla malva?
Sei una stufa in ghisa od un camino in muratura?
Ti senti più un tubetto di preparazione H o una fibra di psyllo?
Sei più puzzola o pellicano? 

Ecco. E io che mi sfrantecavo l'anima e le invisibili balle nel tentativo di 
dare una raison d'être ai risvolti, alle sfumature, alle pieghe. 
Capire se sono più un pacco di rigatoni o un pellicano mi risolve tutti i problemi. In un click.