martedì 28 febbraio 2012

One day

Sooner or later, That day will come.
Home.
Wait for me, I'll be back. 
This time, for good

lunedì 20 febbraio 2012

L'erba Voglio del mio giardino

Voglio amarti, voglio vederti ogni giorno, voglio saperti lì.

Voglio addormentarmi, voglio svegliarmi e voglio mangiare con te.
Voglio guardarti e stringere la tua mano, mentre siamo fuori con amici.
Voglio parlare seduti sul divano o chiamarti da una stanza all’altra.
Voglio guardarti mentre prepari la cena.
Voglio litigare con te e fare pace dopo mezzora.
Voglio poterti dire ogni giorno quello che sei per me.
Voglio vederti ridere, voglio esserci quando sei giù.

Voglio imparare a farti il nodo alla cravatta.  

Voglio uscire la sera con te e addormentarmi, mentre tu guidi verso casa.

Voglio te. Ogni minuto, ogni giorno.
Voglio recuperare tutti questi anni persi, passati senza te.

mercoledì 15 febbraio 2012

Loro, sì.

(provando) a fare la Copy, per forza di cosa mi imbatto in commercial, spot radio, adv che mi fanno sentire veramente una zecca parassita attaccata al pelo ispido e sporco di uno gnu spelacchiato e vicino al trapasso.
Insomma, cazzo. Io sono qui a dibattere ore e ore su futilità inenarrabili, che mi fanno sentire capace e utile quanto una penna senza inchiostro, sono qui con paturnie e pressioni su creatività che mi fagocitano, sempre meno convinta delle mie effettive capacità e degli ormai utopici margini di crescita.
E nel frattempo, da qualche parte nel mondo, fanno robe così.
Bam. 
Chiudo per senso di inadeguatezza, lacrima galoppante e magone irreprimibile.















lunedì 13 febbraio 2012

Ahia, qui e lì e anche là

Carissimo Flector,
promettente ed elegante rettangolo bianco, che assicuri sollievo dal dolore, grazie al rilascio prolungato di nonsisabenechecosa.
Ci sei? Sei connesso? Cazzo, fai il tuo dovere!!
No perché sono passate 9 ore e io sono ancora in modalità fagiano impagliato imbalsamato incartapecorito. E con la nausea, pure.
Tu, pezzo di pezza utile come può esserlo un chewingum per disinnescare un ordigno esplosivo.   
Ti mando, con estrema calma e composta fermezza, il mio più sincero vaffanculo.
A te e alla cervicale.
Oh.
Addio.

venerdì 10 febbraio 2012

Camera 15


C'è un silenzio surreale in quella stanza asettica, con i muri color tuorlo pallido e pistacchio fresco.
Un silenzio interrotto di tanto in tanto da un tossire soffocato, affaticato, rantolato.
In mezzo a quel silenzio, ai neon pallidi, a rantolii di un'estranea che dorme a meno di 1metro e mezzo da lei, c'è Nonna M. 
Lì, coperta da un lenzuolo bianco inamidato, il ricordo di riccioli radi e grigi sparpagliati qui e là, gli occhi stanchi scavati, il viso pallido solcato da tanti ieri e da troppa severità, sembra ancora più piccola. E poi, in quel letto così grande.
Nonna M. è ricoverata, ricovero programmato, nel reparto di Neurologia.
Azzeramento cure, quelle interminabili e colorate 15 pastiglie quotidiane, e reintroduzione progressiva.
Con la speranza che gli effetti collaterali si plachino e il cedimento psico- strutturale rallenti. 
Con la speranza che il tempo sia più morbido con lei.
E io, lì, in quella jungla ordinata di prese, biscotti secchi appena morsicati, cavi, flebo a metà, fondi di the pallido, coperte color cammello e riviste che nessuna delle due probabilmente ha mai sfogliato, mi sento utile come una cucchiaino di plastica per scavare un tunnel sotterraneo.
Lì, in quella camera così artificiale, così apatica, così nulla.
A parlare del tutto e niente con enfasi e allegria e sorrisi forzati.
Mentre dal letto a fianco, tra respiro affannato e tosse  e rantolii, quella sconosciuta alza la testa e mi guarda e mormora affaticata un “mi deve scusare…”.
E io mi sbriciolo dentro.
E vorrei alzarmi, andare lì e abbracciarla. Lei e Nonna M., insieme.
Rimango con Nonna M. e la Nonna sconosciuta, cerco presuntuosamente di distrarle e distrarmi, cerco di cacciare indietro stupidi, egoistici e inopportuni scroscii lacrimali.
La tristezza che si respira nelle camere d’ospedale si infila tra la pelle e le vene.
E ci mette un po’ ad andare via.

lunedì 6 febbraio 2012

What else?

" [...] per farla innamorare dovevo farla ridere... Ma ogni volta che ride, m'innamoro io".

giovedì 2 febbraio 2012

Facile ossimoro.

Qui nevica da ieri. E non accenna a fermarsi. 
A parte la viabilità totalmente a puttane, 
a parte il freddo siberiano che sibilando si incolla alle ossa,
a parte le 'rotte' spacca schiena necessarie per aprirsi un varco in mezzo a cumuli di bianco,
a parte gli automobilisti in modalità alcolizzati-ossessivo compulsivi,
a parte la difficoltà nel deambulare senza che vili e gelidi pugni di neve si infilino nelle 'leggiadre' calzature infilate per l'occasione,
a parte il dover procrastinare  l'appuntamento con la felicità proterva e incontenibile,
a parte il lavorare da casa, con annessa convivenza forzata con la Mater,
la neve ha un che di poetico.
E di caldo.