(A volte ritorno).
Il blog di Calzino è uno di quei posti che ti fanno sentire a casa, un po' come l'odore di ragù che borbotta beato nella pentola di ceramica sul fornello.
È un posto confortevole, un posto che mi fa sorridere, un posto che mi fa immagonare spesso e pensare sempre.
Calzino è una persona bella, ma bella davvero.
Il suo ultimo post aderisce ad un'iniziativa tutta rosa, un elenco in punti su "le cose che ho imparato nella vita".
Ci provo anche io, posto che mi sento come se fossi al primo giorno di prima elementare, seduta su un banco che sa di alcool e pastelli di cera colorati. Insomma, con tanto, tantissimo da imparare ancora.
1) Per quanto nel momento in cui ti viene detto suoni come inutile e masticato, è vero. Il tempo cura. Lasciandoti piccole cicatrici sbiadite a ricordo di errori e ferite che sai che non (ti) farai più.
2) Non sempre tutto è misurato, giusto, "karmico". A volte ricevi più di quanto pensavi di meritare, altre meno di quanto ti aspettassi.
3) Nel nostro piccolo, dobbiamo (dovremmo) tutti fare qualcosa per migliorare ciò che non funziona, per aiutare chi è nato nel lato del mondo sbagliato o chi semplicemente ha meno fortuna di noi.
4) Imparare a mordersi la lingua e mettersi nei panni degli altri, prima di giudicarli.
5) Farsi scivolare addosso certe cose, prima che inizino a scavarti dentro. Questa forse la imparerò davvero tra una ventina d'anni.
6) Apprezzare le piccole cose, i piccoli gesti, le piccole attenzioni senza mai darli per scontati. Sono piccoli atomi di felicità.
7) A meno che tu non faccia un lavoro da ssshogno, (nel qual caso, beato te! Yo!), lavora per vivere. Che la vita è molto di più.
8) Essere onesti, sempre, ti fa dormire meglio. E svegliare meglio.
9) Accettare che le persone non cambiano. Gli angoli si possono smussare un pochino, forse, a volte, chissà, ma non diventeranno mai curvi. Mai.
10) Quando incontri La Persona giusta, e lo senti, fai di tutto per tenerla stretta a te. E per non dimenticare mai che è un dono immenso.
11) Quando questa Persona giusta è al tuo fianco, cambia la prospettiva di felicità: la sua diventa la tua.
12) Sii sempre umile e disposto ad imparare. Leggi, ascolta, guarda, viaggia. Che la vita è uno spazio immenso da riempire.
13) Accetta il fatto che certi sogni potrebbero non realizzarsi. Ma non smettere un solo giorno di provarci e crederci.
14) Creati la tua "comfort action" per i momenti di bisogno: una teglia e una torta da preparare, una tela bianca da dipingere, delle corde da pizzicare. Una passione tua, che diventi un rifugio, una carezza, una coccola, che ti faccia sentire bene.
15) C'è un momento giusto per parlare, per tacere e per ascoltare. Capirlo ed imparare a distinguerli è fondamentale.
16) La vecchiaia è un posto dove si vive di ricordi. Bisogna crearsene di belli.
La scatola dei bottoni
lunedì 14 aprile 2014
lunedì 24 febbraio 2014
Dove sei?
Mia madre si arrabbierebbe molto se sapesse che sto scrivendo di lei, di mio padre, di mia nonna, o di qualsiasi membro della famiglia (gatta esclusa) su internet. Lo troverebbe un affronto e un'invasione di privacy, caccerebbe due urla con la ruga della fronte che si accentua ancor di più e non mi parlerebbe per 4/6 giorni.
Fortunatamente, mia madre non ha un buon rapporto con il pc.
Fortunatamente, non ha nemmeno uno smartphone.
Per cui dovrei essere tranquilla.
Mia nonna.
Ecco, lei è il capitolo con segnalibro sul comodino di ognuno di noi da tempo.
È sempre stata schiva, poco loquace, poco affettuosa, sempre indaffarata, sempre intenta a pulire-cucinare-cucire-riassettare, con una tendenza alla predica decisamente radicata.
Come mia madre insomma.
Lei è sempre stata la nonna che preparava i tortellini per i grandi pranzi domenicali in famiglia, la nonna che il dolce era il bensone pucciato nel frizzantino, la nonna che attaccava le pezze colorate ai jeans sdruciti e i bottoni alle camicette di seta.
È sempre stata un'ape industriosa, instancabile e severa.
Mai con le mani in mano, mai per il superfluo, piccola formichina seria e silenziosa con mani rapide e capaci e completi cuciti a mano con la Singer.
Da qualche anno a questa parte il Parkinson e la senilità si stanno rosicchiando ogni centimentro del suo piccolo corpo, ogni piegolina del suo cervello.
È sempre più ricurva, e la sua testa è sempre più lontana da qui.
Qualche giorno fa si è messa in bocca un pezzo del puzzle di mio nonno, tentava di mangiarlo senza dare nell'occhio. QuellasantadonnadellaLidia l'ha fermata mentre lo stava masticando come fosse un pezzo di Parmigiano. E ha evitato A) che mia nonna ingoiasse una porzione di foglia rossiccia, sicuramente poco digeribile, del Ravensburger di mio nonno; B) che mio nonno perdesse una porzione di foglia rossiccia necessaria al completamento del suo puzzle e al suo precario equilibrio nervoso.
Ieri pomeriggio, mentra QuellasantadonnadellaLidia l'ha (malvolentieri) lasciata sola 2 minuti di orologio.
Sono bastati a mia nonna per andare in cucina, tavanare nei cassetti, trovare un paio di forbici trinciapollo e tagliare di netto il mazzetto dei fili della corrente che spuntava da una presa.
Un botto. Il buio.
Mia nonna, mio nonno e QuellasantadonnadellaLidia illesi.
Vari cavi elettrici da sostituire.
E una testa che fluttua sempre più lontano da logica, rigore e realtà.
Fortunatamente, mia madre non ha un buon rapporto con il pc.
Fortunatamente, non ha nemmeno uno smartphone.
Per cui dovrei essere tranquilla.
Mia nonna.
Ecco, lei è il capitolo con segnalibro sul comodino di ognuno di noi da tempo.
È sempre stata schiva, poco loquace, poco affettuosa, sempre indaffarata, sempre intenta a pulire-cucinare-cucire-riassettare, con una tendenza alla predica decisamente radicata.
Come mia madre insomma.
Lei è sempre stata la nonna che preparava i tortellini per i grandi pranzi domenicali in famiglia, la nonna che il dolce era il bensone pucciato nel frizzantino, la nonna che attaccava le pezze colorate ai jeans sdruciti e i bottoni alle camicette di seta.
È sempre stata un'ape industriosa, instancabile e severa.
Mai con le mani in mano, mai per il superfluo, piccola formichina seria e silenziosa con mani rapide e capaci e completi cuciti a mano con la Singer.
Da qualche anno a questa parte il Parkinson e la senilità si stanno rosicchiando ogni centimentro del suo piccolo corpo, ogni piegolina del suo cervello.
È sempre più ricurva, e la sua testa è sempre più lontana da qui.
Qualche giorno fa si è messa in bocca un pezzo del puzzle di mio nonno, tentava di mangiarlo senza dare nell'occhio. QuellasantadonnadellaLidia l'ha fermata mentre lo stava masticando come fosse un pezzo di Parmigiano. E ha evitato A) che mia nonna ingoiasse una porzione di foglia rossiccia, sicuramente poco digeribile, del Ravensburger di mio nonno; B) che mio nonno perdesse una porzione di foglia rossiccia necessaria al completamento del suo puzzle e al suo precario equilibrio nervoso.
Ieri pomeriggio, mentra QuellasantadonnadellaLidia l'ha (malvolentieri) lasciata sola 2 minuti di orologio.
Sono bastati a mia nonna per andare in cucina, tavanare nei cassetti, trovare un paio di forbici trinciapollo e tagliare di netto il mazzetto dei fili della corrente che spuntava da una presa.
Un botto. Il buio.
Mia nonna, mio nonno e QuellasantadonnadellaLidia illesi.
Vari cavi elettrici da sostituire.
E una testa che fluttua sempre più lontano da logica, rigore e realtà.
mercoledì 22 gennaio 2014
... 21-22-23-24
(la mia testa è avvolta in riccioli di zucchero filato e miele, tanto per capirci. Che l'amore ti rimbambisce un bel po', tanto per capirci. Un elenco da 24 punti...che ne conteneva 20. Sveglia Chiara)
21. Perchè dopo due anni, mi sorride ancora il cuore ogni volta che ti vedo
22. Perchè credi in me e mi sostieni sempre
23. Perchè hai voglia di fare, di cambiare, di crescere e migliorare
con me accanto
24. Perchè capisco ogni giorno di più quanto la mia vita fosse
incompleta, prima che arrivassi tu
21. Perchè dopo due anni, mi sorride ancora il cuore ogni volta che ti vedo
22. Perchè credi in me e mi sostieni sempre
23. Perchè hai voglia di fare, di cambiare, di crescere e migliorare
con me accanto
24. Perchè capisco ogni giorno di più quanto la mia vita fosse
incompleta, prima che arrivassi tu
martedì 21 gennaio 2014
Questo meraviglioso numero 2
21 GENNAIO 2014: DUE ANNI
24 mesi, 24 motivi per cui non so come dirti grazie per tutto ciò che sei, per tutto ciò che fai, per tutto ciò che mi fai essere.
Ti amo sai. Di quell’amore denso e avvolgente, morbido e tenace, che solo due anime davvero complementari possono provare. Siamo così fortunati, non passa un solo giorno senza che me lo ripeta tra me e me.
Auguri cuoremio.
1. Perché mi dici che sono bella e cerchi di arginare le mie paure e cancellare le mie insicurezze
2. Perché sei bellissimo. Dentro, fuori e tutto intorno
3. Perché insieme ridere è ancora più divertente
4. Perché sei una dipendenza sana e salutare
5. Perché sei ambizioso, determinato e sicuro di te. E anche se non sempre lo do’ a vedere, sono qualità che ammiro
6. Perché sei anche il mio migliore amico
7. Perché condividiamo i momenti no e i momenti sì, le cose stupide e quelle serie
8. Perché siamo complici e ci capiamo al volo
9. Perché ci ascoltiamo, ci supportiamo e, a volte, ci sopportiamo a vicenda
10.Perchè ho trovato in te molto più di ciò che credevo di meritare
11.Perchè con te ogni gioia è una gioia raddoppiata
12...e ogni dolore è un dolore dimezzato
13.Perchè mi sorprendi all’improvviso, quando meno me lo aspetto
14.Perchè mi colori la vita. Ogni giorno, ogni minuto, sempre
15.Perchè renderti felice e vederti sorridere mi colmano fino all’orlo un cuore già zuppo di amore
16.Perchè “insieme” conta più di “dove”
17.Perchè se penso a un figlio o una figlia, un giorno, prego che ti assomiglino
18.Perchè ogni giorno, instancabilmente e incredibilmente, ti amo di più
19.Perchè la tua felicità, e insieme la nostra, mi fanno alzare al mattino col sorriso
20.Perché io senza di te non mi riesco nemmeno ad immaginare
Buon 2° anniversario polpett
24 mesi, 24 motivi per cui non so come dirti grazie per tutto ciò che sei, per tutto ciò che fai, per tutto ciò che mi fai essere.
Ti amo sai. Di quell’amore denso e avvolgente, morbido e tenace, che solo due anime davvero complementari possono provare. Siamo così fortunati, non passa un solo giorno senza che me lo ripeta tra me e me.
Auguri cuoremio.
1. Perché mi dici che sono bella e cerchi di arginare le mie paure e cancellare le mie insicurezze
2. Perché sei bellissimo. Dentro, fuori e tutto intorno
3. Perché insieme ridere è ancora più divertente
4. Perché sei una dipendenza sana e salutare
5. Perché sei ambizioso, determinato e sicuro di te. E anche se non sempre lo do’ a vedere, sono qualità che ammiro
6. Perché sei anche il mio migliore amico
7. Perché condividiamo i momenti no e i momenti sì, le cose stupide e quelle serie
8. Perché siamo complici e ci capiamo al volo
9. Perché ci ascoltiamo, ci supportiamo e, a volte, ci sopportiamo a vicenda
10.Perchè ho trovato in te molto più di ciò che credevo di meritare
11.Perchè con te ogni gioia è una gioia raddoppiata
12...e ogni dolore è un dolore dimezzato
13.Perchè mi sorprendi all’improvviso, quando meno me lo aspetto
14.Perchè mi colori la vita. Ogni giorno, ogni minuto, sempre
15.Perchè renderti felice e vederti sorridere mi colmano fino all’orlo un cuore già zuppo di amore
16.Perchè “insieme” conta più di “dove”
17.Perchè se penso a un figlio o una figlia, un giorno, prego che ti assomiglino
18.Perchè ogni giorno, instancabilmente e incredibilmente, ti amo di più
19.Perchè la tua felicità, e insieme la nostra, mi fanno alzare al mattino col sorriso
20.Perché io senza di te non mi riesco nemmeno ad immaginare
Buon 2° anniversario polpett
mercoledì 15 gennaio 2014
L'anno delle prime volte
Sì perchè io a Roma non ci sono mai stata. Ma che, davero?? Ehssì. Davero.
In 28 anni e poco più di vita, non mai stata in quella che probabilmente è nella top 3 delle città più belle al mondo.
Ma questo è l'anno delle prime volte. E il 24 (uh cavolo! Tra poco ci siamo!) io e Lui ce ne annamo a Roma per un romantico e frenetico e cultureggiante weekend.
New York. Non sono mai stata nemmeno lì.
E questo forse suona meno strano, che la Grande Mela è un bel po' in là eh. Ad ogni modo, io quel minestrone meraviglioso di palazzi, fumo, insegne, taxi, neon, semafori, aiuole, cemento e uomini, non l'ho mai assaggiato.
Ma questo è l'anno delle prime volte. E il 25 aprile io e Lui voleremo nel grande continente per 6 intensi, sorprendenti, stancanti ed elettrizzanti giorni.
I Pearl Jam. Voglio dire, i Pearl Jam. Mica parliamo dell'Orchestra Bagutti qui, nossignori. Qui a mescolare lettere e note sono Eddie Vedder. Mike McCready. Gossard, Ament, Cameron, "Boom" Gaspar. Non li ho mai sentiti live.
Ma questo è l'anno delle prime volte. E il 20 giugno io e Lui saremo a SanSiro, in mezzo ad altri quanti? 60 mila? fan, più o meno adoranti, più o meno scatenati, più o meno esaltati.
Siamo a metà gennaio e il mio 2014 ha già 3 appuntamenti fantastici segnati e cerchiati di rosso con tanto di punti esclamativi.
Tutto il resto, l'ansia e lo stress a livelli inauditi per il duro lavoro, i soliti e irrisolvibili problemi con la Mater, viene dopo.
Che mi concentro solo su questo Noi così pieno e denso e bellissimo.
In 28 anni e poco più di vita, non mai stata in quella che probabilmente è nella top 3 delle città più belle al mondo.
Ma questo è l'anno delle prime volte. E il 24 (uh cavolo! Tra poco ci siamo!) io e Lui ce ne annamo a Roma per un romantico e frenetico e cultureggiante weekend.
New York. Non sono mai stata nemmeno lì.
E questo forse suona meno strano, che la Grande Mela è un bel po' in là eh. Ad ogni modo, io quel minestrone meraviglioso di palazzi, fumo, insegne, taxi, neon, semafori, aiuole, cemento e uomini, non l'ho mai assaggiato.
Ma questo è l'anno delle prime volte. E il 25 aprile io e Lui voleremo nel grande continente per 6 intensi, sorprendenti, stancanti ed elettrizzanti giorni.
I Pearl Jam. Voglio dire, i Pearl Jam. Mica parliamo dell'Orchestra Bagutti qui, nossignori. Qui a mescolare lettere e note sono Eddie Vedder. Mike McCready. Gossard, Ament, Cameron, "Boom" Gaspar. Non li ho mai sentiti live.
Ma questo è l'anno delle prime volte. E il 20 giugno io e Lui saremo a SanSiro, in mezzo ad altri quanti? 60 mila? fan, più o meno adoranti, più o meno scatenati, più o meno esaltati.
Siamo a metà gennaio e il mio 2014 ha già 3 appuntamenti fantastici segnati e cerchiati di rosso con tanto di punti esclamativi.
Tutto il resto, l'ansia e lo stress a livelli inauditi per il duro lavoro, i soliti e irrisolvibili problemi con la Mater, viene dopo.
Che mi concentro solo su questo Noi così pieno e denso e bellissimo.
lunedì 25 novembre 2013
Gratitudine. Parte 1
Uno non può farci nulla. Accende la tele, compra un giornale, anzi, magari nemmeno lo compra, magari sbircia con la coda dell'occhio quello del vicino in autobus, ascolta la radio, sente pezzi di conversazioni al banco latticini della Coop: e sa che anche oggi il mondo si è sbriciolato un altro po'.
Che siano vittime di catastrofi naturali, bambini che non hanno di che mangiare, assurdi accordi per il nucleare, ecco. Briciole di mondo che se ne va, stanco e ormai rancido. Briciole che fanno male e fanno vergognare e fanno venire voglia di ritirarsi a Rapanui ad allevare farfalle.
È in questi momenti, quindi circa ogni giorno, che cerco di darmi una scrollata, guardarmi allo specchio e ricacciare indietro quella miriade di menate, paranoie e lamenti vari che troppo spesso mi stringono le braccia come un maglione infeltrito.
Perchè sono fortunata, lo so. E mi sento una shit colossale ogni volta che me ne dimentico.
Perchè sono grata
1. Perchè ho da mangiare. Più di quanto me ne occorra davvero. Posso
permettermi il lusso di rifiutarlo quando non mi va, di cambiarlo
con altro quando mi va più altro, di buttare nella
compostiera l'avanzo di gateau e i pezzi filamentosi della
bistecca di manzo
2. Perchè ho una casa sopra alla testa, con i pavimenti, l'acqua
corrente, l'elettricità, il riscaldamento. Le tende, le
stoviglie, i soprammobili e la polvere, il frigorifero e i forni
3. Perchè ho tante cose "mie". Vestiti, scarpe, elastici colorati
per capelli, spazzolino e dentifricio che promettono denti
brillanti e alito perfetto, specchi sagomati, libri, tanti libri,
una scrivania che uso e una che si sobbarca il peso di una serie
inesauribile di roba sconnessa lasciata sopra
4. Perchè quando mi ammalo, mi posso curare. Posso andare dalla
dottoressa, posso comprarmi le medicine che mi servono, posso
andare all'ospedale. Dove tutto è asettico e dove i dottori si
mettono i guanti usa e getta ad ogni nuova visita
5. Perchè ho un lavoro. E per quanto non sia ciò che sognavo e ciò
che vorrei fare per i restanti (almeno) 40 anni di contributi che
mi restano, ce l'ho
6. Perchè vivo in un paesino ai piedi di colline verdi e nebbiose,
pizzicato ogni tanto dai fumi delle ceramiche circostanti. Non
da quelli di centrali nucleari o industrie siderurgiche prossime
ad incidenti disastrosi o sparatorie e bombardamenti aerei.
7. Perchè non ho mai saputo cosa vuol dire davvero, da vicino, sulla
pelle e intorno a me, la parola "guerra"
8. Perchè ho avuto e ho delle possibilità. Tante, tantissime, più
di quelle che forse metà della popolazione mondiale avrà mai in
un'intera vita: ho potuto studiare, ho potuto scegliere cosa e
dove farlo. Posso viaggiare. Posso uscire con gli amici. Posso
lavarmi ogni giorno. Posso togliermi degli sfizi. Posso sognare
di restare o di andare, di cambiare e di migliorare.
9. Perchè so cosa sia il superfluo, il non necessario, il "di più".
10.Perchè ho trovato Quel qualcuno. Che amo più di ogni altra cosa
al mondo.
Che siano vittime di catastrofi naturali, bambini che non hanno di che mangiare, assurdi accordi per il nucleare, ecco. Briciole di mondo che se ne va, stanco e ormai rancido. Briciole che fanno male e fanno vergognare e fanno venire voglia di ritirarsi a Rapanui ad allevare farfalle.
È in questi momenti, quindi circa ogni giorno, che cerco di darmi una scrollata, guardarmi allo specchio e ricacciare indietro quella miriade di menate, paranoie e lamenti vari che troppo spesso mi stringono le braccia come un maglione infeltrito.
Perchè sono fortunata, lo so. E mi sento una shit colossale ogni volta che me ne dimentico.
Perchè sono grata
1. Perchè ho da mangiare. Più di quanto me ne occorra davvero. Posso
permettermi il lusso di rifiutarlo quando non mi va, di cambiarlo
con altro quando mi va più altro, di buttare nella
compostiera l'avanzo di gateau e i pezzi filamentosi della
bistecca di manzo
2. Perchè ho una casa sopra alla testa, con i pavimenti, l'acqua
corrente, l'elettricità, il riscaldamento. Le tende, le
stoviglie, i soprammobili e la polvere, il frigorifero e i forni
3. Perchè ho tante cose "mie". Vestiti, scarpe, elastici colorati
per capelli, spazzolino e dentifricio che promettono denti
brillanti e alito perfetto, specchi sagomati, libri, tanti libri,
una scrivania che uso e una che si sobbarca il peso di una serie
inesauribile di roba sconnessa lasciata sopra
4. Perchè quando mi ammalo, mi posso curare. Posso andare dalla
dottoressa, posso comprarmi le medicine che mi servono, posso
andare all'ospedale. Dove tutto è asettico e dove i dottori si
mettono i guanti usa e getta ad ogni nuova visita
5. Perchè ho un lavoro. E per quanto non sia ciò che sognavo e ciò
che vorrei fare per i restanti (almeno) 40 anni di contributi che
mi restano, ce l'ho
6. Perchè vivo in un paesino ai piedi di colline verdi e nebbiose,
pizzicato ogni tanto dai fumi delle ceramiche circostanti. Non
da quelli di centrali nucleari o industrie siderurgiche prossime
ad incidenti disastrosi o sparatorie e bombardamenti aerei.
7. Perchè non ho mai saputo cosa vuol dire davvero, da vicino, sulla
pelle e intorno a me, la parola "guerra"
8. Perchè ho avuto e ho delle possibilità. Tante, tantissime, più
di quelle che forse metà della popolazione mondiale avrà mai in
un'intera vita: ho potuto studiare, ho potuto scegliere cosa e
dove farlo. Posso viaggiare. Posso uscire con gli amici. Posso
lavarmi ogni giorno. Posso togliermi degli sfizi. Posso sognare
di restare o di andare, di cambiare e di migliorare.
9. Perchè so cosa sia il superfluo, il non necessario, il "di più".
10.Perchè ho trovato Quel qualcuno. Che amo più di ogni altra cosa
al mondo.
lunedì 28 ottobre 2013
Pending
Mi chiedevo se esiste un confine tra consapevolezza e forza di reazione effettiva, tra razionalizzazione e azione.
Voglio dire, ci rendiamo conto di avere delle gambe irsute e ispide? Ci depiliamo. Quasi sempre. Poi ci sono le soluzioni-tampone-cammuffo, tipo collant 50 denari o leggins con tanto di calzino al ginocchio.
E per il momento la nostra consapevolezza rimane lì, in pending, in attesa di futura risoluzione.
Bene, eccomi qui.
Non con gambe da orso bruno, ma con questa lenta e pungente e acida e vischiosa certezza che così non va bene, che continuo a farmi scavare dentro pozzi gelidi che mai verrano riempiti, che continuo ad offrire su un piatto d'oro 18car il mio cuore, la mia testa, tutta me. Per vederli ignorati, rimpallati, un po' pestati e un po' detestati.
Ma io questo filo da mia mia madre non riesco davvero a reciderlo Rimango qui immobile
In attesa che qualcosa migliori, con la mutua rassegnazione che non succederà mai, ma con una flebile, pruriginosa speranza che invece, magari, chissà, forse, un giorno capiterà.
Quanto vorrei essere più forte e indipendente e sicura e menefreghista a volte.
Vorrei avere le palle di girarmi, scrollarmi dalle spalle polvere e fango, prendere un paio di forbici lunghissime e Zac!, tagliare questo insano e logorante e corrosivo filo bianco.
Domani, un giorno, chissà
Voglio dire, ci rendiamo conto di avere delle gambe irsute e ispide? Ci depiliamo. Quasi sempre. Poi ci sono le soluzioni-tampone-cammuffo, tipo collant 50 denari o leggins con tanto di calzino al ginocchio.
E per il momento la nostra consapevolezza rimane lì, in pending, in attesa di futura risoluzione.
Bene, eccomi qui.
Non con gambe da orso bruno, ma con questa lenta e pungente e acida e vischiosa certezza che così non va bene, che continuo a farmi scavare dentro pozzi gelidi che mai verrano riempiti, che continuo ad offrire su un piatto d'oro 18car il mio cuore, la mia testa, tutta me. Per vederli ignorati, rimpallati, un po' pestati e un po' detestati.
Ma io questo filo da mia mia madre non riesco davvero a reciderlo Rimango qui immobile
In attesa che qualcosa migliori, con la mutua rassegnazione che non succederà mai, ma con una flebile, pruriginosa speranza che invece, magari, chissà, forse, un giorno capiterà.
Quanto vorrei essere più forte e indipendente e sicura e menefreghista a volte.
Vorrei avere le palle di girarmi, scrollarmi dalle spalle polvere e fango, prendere un paio di forbici lunghissime e Zac!, tagliare questo insano e logorante e corrosivo filo bianco.
Domani, un giorno, chissà
venerdì 11 ottobre 2013
giovedì 3 ottobre 2013
La verità è che
La verità è che sotto alla moquette, il legno è pieno di solchi e graffi e tempo dimenticato e ore silenziose.
La verità è che la pazienza può essere grande quanto una mongolfiera, ma se passa la folata di vento sbagliata so' cazzi.
La verità è che i sofficini non fanno il sorriso. Ma nemmeno un accenno. Ma manco una smorfia. Li puoi sforchettare e infilzare fino alla noia, ma il massimo che traborderà sarà un triste rivolo di formaggio pallido.
La verità è che sotto a quei chili di fondotinta e primer e correttori e blush e fard e rossetto e ombretto e mascara ed eyeliner, quella commessa di quella profumeria ha una faccia che mi ricorda quella di Mikey Rourke.
La verità è che se a qualcuno non vai giù, lo percepisci. Certi riescono a nascondersi dietro a ghigni da Joker pre-trucco, altri hanno il viso che sembra un po'il culo di una gallina, un po' il 1°novembre, un po' una lattina di Fanta svanita. Una roba tremenda.
La verità è che se fai un piacere a qualcuno, ti aspetti un grazie, un cenno, un sorriso. E invece tanto spesso, succede proprio poco.
La verità è che quando ti metti a raccontare qualcosa che ti è successo, quando cerchi di fare una conversazione assolutamente tranquilla e low-profile, ti aspetti di trovare un interlocutore vivo e attivo. E invece ti ritrovi davanti una specie di falco imbalsamato con le biglie di vetro al posto degli occhi.
La verità è che puoi negarlo, nasconderti, evitarlo quanto vuoi: alla fine l'amore ti trova, ti abbraccia, ti si lega tra stomaco e cuore e ti soffoca. E tu non sei mai stata così tanto felice prima. E non hai mai avuto così tanta paura prima.
Prima di questa cosa così immensa e meravigliosa e inspiegabile.
La verità è che speri.
Speri che prima o poi possa arrivare quel giorno in cui riuscirai a perdonare te stessa e in cui ti convincerai che tutta questa fortuna, tutta questa magia, tutta questa gioia, te le sei meritate.
La verità è che la pazienza può essere grande quanto una mongolfiera, ma se passa la folata di vento sbagliata so' cazzi.
La verità è che i sofficini non fanno il sorriso. Ma nemmeno un accenno. Ma manco una smorfia. Li puoi sforchettare e infilzare fino alla noia, ma il massimo che traborderà sarà un triste rivolo di formaggio pallido.
La verità è che sotto a quei chili di fondotinta e primer e correttori e blush e fard e rossetto e ombretto e mascara ed eyeliner, quella commessa di quella profumeria ha una faccia che mi ricorda quella di Mikey Rourke.
La verità è che se a qualcuno non vai giù, lo percepisci. Certi riescono a nascondersi dietro a ghigni da Joker pre-trucco, altri hanno il viso che sembra un po'il culo di una gallina, un po' il 1°novembre, un po' una lattina di Fanta svanita. Una roba tremenda.
La verità è che se fai un piacere a qualcuno, ti aspetti un grazie, un cenno, un sorriso. E invece tanto spesso, succede proprio poco.
La verità è che quando ti metti a raccontare qualcosa che ti è successo, quando cerchi di fare una conversazione assolutamente tranquilla e low-profile, ti aspetti di trovare un interlocutore vivo e attivo. E invece ti ritrovi davanti una specie di falco imbalsamato con le biglie di vetro al posto degli occhi.
La verità è che puoi negarlo, nasconderti, evitarlo quanto vuoi: alla fine l'amore ti trova, ti abbraccia, ti si lega tra stomaco e cuore e ti soffoca. E tu non sei mai stata così tanto felice prima. E non hai mai avuto così tanta paura prima.
Prima di questa cosa così immensa e meravigliosa e inspiegabile.
La verità è che speri.
Speri che prima o poi possa arrivare quel giorno in cui riuscirai a perdonare te stessa e in cui ti convincerai che tutta questa fortuna, tutta questa magia, tutta questa gioia, te le sei meritate.
mercoledì 18 settembre 2013
54
Lunedì era il compleanno della Mater.
Tigellata con tanto di lardo, umido di salsiccia e funghi, (che farsi mancare qualcosa a tavola non è da noi), salumi e formaggi, torta con cremosissima chantilly e frutti rossi.
E in tutto questo, tra tutte le chiacchiere, le briciole, il grasso del prosciutto e il pinzimonio appena toccato,
nemmeno un abbraccio, un bacio, un sorriso caldo.
Io non so com'è, ma c'è sempre questa parete in plexiglas trasparente tra me e lei. E i suoni e i colori rimango fuori.
La vedo lì, vedo le chiacchiere e le risate tra lei e mia sorella, vedo i suoi occhi ascoltarla e guardarla. Ma davvero proprio.
E sento un'invidia nostalgica agitarsi dentro, ribollire come sciroppo di amarene e zucchero semolato.
E mi sento un po' sbagliata, un po' pesante, un po' lagnona.
Auguri Mater, con tutto ciò che sei e con tutto ciò che vorrei che tu fossi.
Tigellata con tanto di lardo, umido di salsiccia e funghi, (che farsi mancare qualcosa a tavola non è da noi), salumi e formaggi, torta con cremosissima chantilly e frutti rossi.
E in tutto questo, tra tutte le chiacchiere, le briciole, il grasso del prosciutto e il pinzimonio appena toccato,
nemmeno un abbraccio, un bacio, un sorriso caldo.
Io non so com'è, ma c'è sempre questa parete in plexiglas trasparente tra me e lei. E i suoni e i colori rimango fuori.
La vedo lì, vedo le chiacchiere e le risate tra lei e mia sorella, vedo i suoi occhi ascoltarla e guardarla. Ma davvero proprio.
E sento un'invidia nostalgica agitarsi dentro, ribollire come sciroppo di amarene e zucchero semolato.
E mi sento un po' sbagliata, un po' pesante, un po' lagnona.
Auguri Mater, con tutto ciò che sei e con tutto ciò che vorrei che tu fossi.
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