Mia madre si arrabbierebbe molto se sapesse che sto scrivendo di lei, di mio padre, di mia nonna, o di qualsiasi membro della famiglia (gatta esclusa) su internet. Lo troverebbe un affronto e un'invasione di privacy, caccerebbe due urla con la ruga della fronte che si accentua ancor di più e non mi parlerebbe per 4/6 giorni.
Fortunatamente, mia madre non ha un buon rapporto con il pc.
Fortunatamente, non ha nemmeno uno smartphone.
Per cui dovrei essere tranquilla.
Mia nonna.
Ecco, lei è il capitolo con segnalibro sul comodino di ognuno di noi da tempo.
È sempre stata schiva, poco loquace, poco affettuosa, sempre indaffarata, sempre intenta a pulire-cucinare-cucire-riassettare, con una tendenza alla predica decisamente radicata.
Come mia madre insomma.
Lei è sempre stata la nonna che preparava i tortellini per i grandi pranzi domenicali in famiglia, la nonna che il dolce era il bensone pucciato nel frizzantino, la nonna che attaccava le pezze colorate ai jeans sdruciti e i bottoni alle camicette di seta.
È sempre stata un'ape industriosa, instancabile e severa.
Mai con le mani in mano, mai per il superfluo, piccola formichina seria e silenziosa con mani rapide e capaci e completi cuciti a mano con la Singer.
Da qualche anno a questa parte il Parkinson e la senilità si stanno rosicchiando ogni centimentro del suo piccolo corpo, ogni piegolina del suo cervello.
È sempre più ricurva, e la sua testa è sempre più lontana da qui.
Qualche giorno fa si è messa in bocca un pezzo del puzzle di mio nonno, tentava di mangiarlo senza dare nell'occhio. QuellasantadonnadellaLidia l'ha fermata mentre lo stava masticando come fosse un pezzo di Parmigiano. E ha evitato A) che mia nonna ingoiasse una porzione di foglia rossiccia, sicuramente poco digeribile, del Ravensburger di mio nonno; B) che mio nonno perdesse una porzione di foglia rossiccia necessaria al completamento del suo puzzle e al suo precario equilibrio nervoso.
Ieri pomeriggio, mentra QuellasantadonnadellaLidia l'ha (malvolentieri) lasciata sola 2 minuti di orologio.
Sono bastati a mia nonna per andare in cucina, tavanare nei cassetti, trovare un paio di forbici trinciapollo e tagliare di netto il mazzetto dei fili della corrente che spuntava da una presa.
Un botto. Il buio.
Mia nonna, mio nonno e QuellasantadonnadellaLidia illesi.
Vari cavi elettrici da sostituire.
E una testa che fluttua sempre più lontano da logica, rigore e realtà.
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