Voi due.
Sì, voi, sto parlando di voi, che sorridete mostrando fieri quei piccoli granelli bianchi discontinui e felici.
Che vi inerpicavate su ogni dove, albero, divano, monopattini, spalle arcuate di una tata tutt’occhi, come piccole scimmiette sotto effetto di allucinogeni scaduti.
Che ridevate e spero ridiate ancora a un volume imbarazzante.
Che farvi il bagno significava convertire il pavimento, i muri, il water e il bidet (il bidet! C’era il bidet!) in una battaglia navale persa con ammutinamento dell’intera flotta.
Che la mattina trotterellavate, tra delicati spintoni e soavi urla che manco Godzilla incazzato era capace di tanto caos, in cucina, vi arrampicavate sulle vostre rispettive sedie e aspettavate la vostra colazione.
Sovversivi. Quasi mai il porridge.
Sovversivi. Quasi mai il porridge.
Che rincorrervi per strada mentre sui vostri scooters filavate via, in una scia traballante rossa e blu, non era mai faticoso.
Che vi impiastricciavate fino ai gomiti nel leccare la ciotola dove avevamo impastato i biscotti.
Che vi cercavate l’un l’altro dopo un minuto di lontananza.
Che i vostri capricci con tanto di lacrima isterica duravano lo spazio di un educativo ammonimento. Più o meno.
Che inciampavate nelle parole, ci giocavate e scivolavate sopra come su biglie colorate infrangibili.
Che inciampavate nelle parole, ci giocavate e scivolavate sopra come su biglie colorate infrangibili.
Che sapevate di essere la priorità per mamma, papà, nonne, nonno, zio e quasi zia, e anche per me.
Che non vi fregava nulla di astanti e circostanze, c’eravate voi e tutto il resto era noia.
Che prendere il treno era trasformarsi in due Fievel alla conquista del West.
Che tirarvi le coperte fin sotto il mento prima di guardarvi stringere gli occhi, (le vostre lucine notturne sembravano più che altro lampade stroboscopiche), faceva sentire un po’ mamma, un po’ sorella grande.
Un po’ tanto felice.
Un po’ tanto felice.
Che nonostante tutto, intorno a voi era sempre un circo.
Voi.
Volevo dirvi che mi avete fatto perdere la testa nel primo momento in cui mi avete chiamata “Chiawa”, e avete messo le vostre manine paffute, con ancora i buchini sulle nocche e le dita appiccicose dalla cioccolata, dentro le mie.
Volevo dirvi grazie.
Moiry, ti giuro che sto piangendo come la fontana di Trevi.
RispondiEliminaUn post immenso.
Irma.. Irma!!! Vorrei stringerti adesso! Gnolare un pó insieme,fermarci e darci delle seme a vicenda. Ti voglio bene sai
RispondiEliminaun gomitolo morbido, caldo e dolcissimo :)
RispondiEliminaE che nodi, che nodi..
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