martedì 12 febbraio 2013

La nebbia dentro

Che c'ho pure un'altra nonna, io. Oltre a Quella Nonna qua.
E questa nonna c'è e non c'è.
C'è, perchè con i suoi denti casuali e sfortunati come una partita a dadi persa, con le sue gambe lente e nodose, solcate da vene e anni di rinunce, con i suoi capelli che la piega la vedono quando in piedi ci riesce a stare da sola, lei c'è.
Non c'è, perchè i suoi ricordi iniziano a mescolarsi e confondersi come sale nell'acqua, perchè le sue parole non trovano sempre un ordine e un senso, perchè i suoi occhi sono spenti e persi in un giorno ormai dimenticato.
Un alzheimer galoppante, un parkinson prepotente. 
E tutto inizia a stingersi, i suoi ieri sono sbriciolati e tenuti insieme da scotch umido, i suoi oggi saltellano qui e là con una confusione quasi buffa. Quasi.
Sentirmi chiamare con tutti i nomi possibili tranne che il mio, ascoltare paziente incontri fantomatici con personaggi mai conosciuti, far finta di gustarmi una luculliana torta a base di sale, polenta, miele e meticolosa confusione.
Sembra di giocare con un bambino. Farlo vincere sempre, assecondarlo, proteggerlo dagli spigoli, dalle discese, dal forno acceso e dal freddo di gennaio.

Senza la meraviglia però, senza la sorpresa, senza tutte le calde speranze da riporre in un futuro meraviglioso.
Oh nonna. Quanto vorrei stringerti forte e farti sentire a casa.

Nessun commento:

Posta un commento