mercoledì 22 agosto 2012

Atomo rosa

Ci son cose che ti vengono semplici, facili, automatiche.
Farti un bidet dopo aver fatto la pupù.
Scolare la pasta al dente, che quel minuto in più significa colla e avanzi nel tegame.
Sbavarti lo smalto, almento su un'unghia. E nella remota possibilità di stenderlo bene su tutte e 10, sicuro come la morte ti si scheggia dopo 2 ore.
Soffiarti il naso al primo accenno di muco sbiado e scivoloso.
Lavarti ogni giorno. Constatando poi come questa sia un'usanza temuta e rifiutata da una puzzosissima percentuale di persone.
Incazzarti e mugugnare le peggio cose digrignando denti e pestando piedi quando testimoni di geova o telepromoter ti svegliano alle 8 di mattina. O alle 3 di pomeriggio.
Poi ci son cose ancora più semplici, ancora più perfette, ancora più incredibili nel loro equilibrio timido e coraggioso.
Amare. Amare incondizionatamente. Amare così tanto che ti scordi di com'eri prima. Amare talmente una persona che ti disorienti e ti spaventi e ti senti felice come solo la mattina di Natale di 20 anni fa ti sentivi.
Scoprire che la felicità è fatta di piccoli gesti, di poche parole, di semplici emozioni. Scoprire di non poterne più farne a meno.
 

giovedì 9 agosto 2012

È buffo come certe immagini, certi odori, certi sapori, ti si incollino dentro e non se ne vadano più.
Lì, sospesi, tra sangue e nostalgia impastata a ricordi.
Era tutto come l'avevo lasciato. 
L'odore di muffin al lampone caldi, di aria schiacciata dalle vetrate laccate di bianco, di metallo arrugginito a Charing X.
Le nuvole a mezza via, dense di fumo e filtranti sole e vento pungente, pitturate di cobalto e antracite e glicine la sera.
Il sapore di fragole, ricotta e burro che ti si scioglie in bocca, un caffè morbido e timido a lavarlo via, l'aroma di zucchero filato e curry che ti seguono, il cioccolato che ti avvolge.
E poi loro, per cui non bastano le parole, per cui spero che domani ci sia sempre il sole e un sorriso vero e una felicità ridicola.
Loro, la famiglia che vive aldilà delle Alpi, dopo quel braccio d'acqua, su quell'isola verde, in quella città caotica e disarmante e manierosa e instancabile che nemmeno un'intera scala Pantone basta a colorarla tutta. 
Casa.