lunedì 25 novembre 2013

Gratitudine. Parte 1

Uno non può farci nulla. Accende la tele, compra un giornale, anzi, magari nemmeno lo compra, magari sbircia con la coda dell'occhio quello del vicino in autobus, ascolta la radio, sente pezzi di conversazioni al banco latticini della Coop: e sa che anche oggi il mondo si è sbriciolato un altro po'. 
Che siano vittime di catastrofi naturali, bambini che non hanno di che mangiare, assurdi accordi per il nucleare, ecco. Briciole di mondo che se ne va, stanco e ormai rancido. Briciole che fanno male e fanno vergognare e fanno venire voglia di ritirarsi a Rapanui ad allevare farfalle.

È in questi momenti, quindi circa ogni giorno, che cerco di darmi una scrollata, guardarmi allo specchio e ricacciare indietro quella miriade di menate, paranoie e lamenti vari che troppo spesso mi stringono le braccia come un maglione infeltrito.
Perchè sono fortunata, lo so. E mi sento una shit colossale ogni volta che me ne dimentico.

Perchè sono grata

1. Perchè ho da mangiare. Più di quanto me ne occorra davvero. Posso
   permettermi il lusso di rifiutarlo quando non mi va, di cambiarlo
   con altro quando mi va più altro, di buttare nella
   compostiera l'avanzo di gateau e i pezzi filamentosi della
   bistecca di manzo

2. Perchè ho una casa sopra alla testa, con i pavimenti, l'acqua
   corrente, l'elettricità, il riscaldamento. Le tende, le
   stoviglie, i soprammobili e la polvere, il frigorifero e  i forni

3. Perchè ho tante cose "mie". Vestiti, scarpe, elastici colorati
   per capelli, spazzolino e dentifricio che promettono denti
   brillanti e alito perfetto, specchi sagomati, libri, tanti libri,

   una scrivania che uso e una che si sobbarca il peso di una serie
   inesauribile di roba sconnessa lasciata sopra

4. Perchè quando mi ammalo, mi posso curare. Posso andare dalla
   dottoressa, posso comprarmi le medicine che mi servono, posso
   andare all'ospedale. Dove tutto è asettico e dove i dottori si
   mettono i guanti usa e getta ad ogni nuova visita

5. Perchè ho un lavoro. E per quanto non sia ciò che sognavo e ciò
   che vorrei fare per i restanti (almeno) 40 anni di contributi che
   mi restano, ce l'ho

6. Perchè vivo in un paesino ai piedi di colline verdi e nebbiose,
   pizzicato ogni tanto dai fumi delle ceramiche circostanti. Non
   da quelli di centrali nucleari o industrie siderurgiche prossime
   ad incidenti disastrosi o sparatorie e bombardamenti aerei.
7. Perchè non ho mai saputo cosa vuol dire davvero, da vicino, sulla
   pelle e intorno a me, la parola "guerra"

8. Perchè ho avuto e ho delle possibilità. Tante, tantissime, più
   di quelle che forse metà della popolazione mondiale avrà mai in
   un'intera vita: ho potuto studiare, ho potuto scegliere cosa e
   dove farlo. Posso viaggiare. Posso uscire con gli amici. Posso
   lavarmi ogni giorno. Posso togliermi degli sfizi. Posso sognare 
   di restare o di andare, di cambiare e di migliorare.

9. Perchè so cosa sia il superfluo, il non necessario, il "di più".
10.Perchè ho trovato Quel qualcuno. Che amo più di ogni altra cosa
   al mondo.