lunedì 28 ottobre 2013

Pending

Mi chiedevo se esiste un confine tra consapevolezza e forza di reazione effettiva, tra razionalizzazione e azione.
Voglio dire, ci rendiamo conto di avere delle gambe irsute e ispide? Ci depiliamo. Quasi sempre. Poi ci sono le soluzioni-tampone-cammuffo, tipo collant 50 denari o leggins con tanto di calzino al ginocchio. 
E per il momento la nostra consapevolezza rimane lì, in pending, in attesa di futura risoluzione.
Bene, eccomi qui. 
Non con gambe da orso bruno, ma con questa lenta e pungente e acida e vischiosa certezza che così non va bene, che continuo a farmi scavare dentro pozzi gelidi che mai verrano riempiti, che continuo ad offrire su un piatto d'oro 18car il mio cuore, la mia testa, tutta me. Per vederli ignorati, rimpallati, un po' pestati e un po' detestati.
Ma io questo filo da mia mia madre non riesco davvero a reciderlo Rimango qui immobile
In attesa che qualcosa migliori, con la mutua rassegnazione che non succederà mai, ma con una flebile, pruriginosa speranza che invece, magari, chissà, forse, un giorno capiterà.
Quanto vorrei essere più forte e indipendente e sicura e menefreghista a volte. 
Vorrei avere le palle di girarmi, scrollarmi dalle spalle polvere e fango, prendere un paio di forbici lunghissime e Zac!, tagliare questo insano e logorante e corrosivo filo bianco.
Domani, un giorno, chissà

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